E ora...

Pd ligure, no al congresso: “Sarebbe un suicidio”. Cercasi “segretario-traghettatore”

cronaca

Liguria. Ferri corti, clima da resa dei conti dopo una pesante sconfitta elettorale che avrà forti ripercussioni sulla dirigenza locale del partito Democratico, alla ricerca di un “traghettatore” per la segreteria regionale. Oggi Lella Paita prova a gettare acqua sul fuoco: “Non ho mai chiesto le dimissioni di nessuno, ma un’assunzione collettiva di responsabilità. Oggi la segreteria regionale ha preso atto delle dimissioni che sono un gesto di responsabilità collettiva. Io ho una grande responsabilità, ma non è solo mia”.

Raffaella Paita, uscendo in anticipo a causa di un impegno dalle segreteria regionale del Pd, precisa la sua posizione nell’ambito di un chiarimento con i colleghi di partito che definisce “molto franco”.

“La nostra sconfitta è cominciata un anno fa quando con il congresso regionale si è voluto demolire il lavoro di dieci anni di amministrazione precedente” ha detto Paita riferendosi alla candidatura di Giovanni Lunardon e al primo scontro in atto tra ‘cuperliani’ e ‘renziani’. Poi ci sono state le primarie: “Mi hanno accusato di essere partita troppo presto, ma in nove mesi non hanno trovato alcun candidato e quando lo hanno trovato ha fatto una campagna per contrastare Renzi e non per contrapporre un programma su base locale”. Poi le polemiche post primarie “descritte come una farsa”. Tutto il resto è storia recente.

Ora, dopo le dimissioni del segretario, il percorso per Lella Paita non deve passare per un congresso (“perché la gente, se le chiediamo di andare di nuovo a votare, ci viene dietro con i forconi”), ma dovrà essere l’assemblea regionale a trovare una figura che possa portare un rinnovamento. Nessun commissario esterno in arrivo da Roma? “Secondo me – dice Paita – ce la possiamo risolvere tra di noi”.

Sul fatto che il congresso in tempi brevi non sia realizzabile concorda il segretario dimissionario Giovanni Lunardon: “Sarebbe chiedere troppo in questo momento ai nostri militanti” dice.

“Mi sono presentato dimissionario confermando quello che dico da giorni e tutta la segreteria regionale ha deciso di fare altrettanto” spiega Lunardon. “Il prossimo passaggio sarà la convocazione della direzione regionale (composta da 81 dirigenti provenienti da tutta la Liguria ndr). Stiamo discutendo con il partito nazionale per avere anche una loro presenza. Il mio è un atto di responsabilità e di amore verso il partito e lo considero un contributo alla discussione che abbandoni gli slogan e affronti i nodi veri”.

“Penso che ora dovremmo lavorare per arrivare ad per ricostruire un agenda comune del Pd anche in vista dei prossimi appuntamenti elettorali”. Visione comune che evidentemente ancora non c’è. “La mia valutazione è che abbiamo commesso molti errori, a partire dal modo in cui abbiamo affrontato le primarie, sulle cui regole fra l’altro va aperta un altro capitolo, ma al fondo di tutto c’è un tema su cui dobbiamo ragionare: è che non siamo stati percepiti come una reale forza di cambiamento. Finito un ciclo venticinquennale di dirigenti e questa chiusura di un ciclo è impattata in una grande crisi che ha creato una grande disagio sociale. Ci sono state molteplici alluvione che hanno messo in rilievo l’impotenza della politica, le inchieste sulle spese pazze ecc… e di fronte a tutto usto avremmo dovuto rappresentare una grande svolta e non ci siamo riusciti”.

Ora sarà la direzione regionale, che dovrebbe essere convocata la prossima settimana, a sbrogliare i nodi e soprattutto a provare ad indicare una figura (superpartes?) che possa guidare il partito regionale.

 

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