Le precisazioni

Omicidio-suicidio di Albenga: l’intervento del presidente del tribunale Soave

"Il susseguirsi di articoli di stampa tesi a delineare un quadro inquietante di 'malagiustizia' mi induce a rompere il silenzio"

Giovanni Soave presidente tribunale Savona

Savona. “Avrei preferito mantenere il massimo riserbo sulle vicende giudiziarie relative ai fatti sfociati nel tragico evento criminoso di Albenga. Tuttavia, il susseguirsi di articoli di stampa tesi a delineare un quadro inquietante di “malagiustizia” che vede protagonista un magistrato di questo Tribunale, mi induce a rompere il silenzio ed effettuare alcune precisazioni per impedire che il diritto di informazione (tutelato dalla Costituzione) si trasformi in una sorta di tripudio della disinformazione che, a prescindere da eventuali responsabilità sul piano civilistico e penale, lede l’interesse (ed il diritto) dei cittadini alla conoscenza della verità”. Inizia così la nota del presidente del tribunale di Savona Giovanni Soave in merito alla tragedia di Albenga.

Dopo la morte di Loredana Colucci, uccisa a coltellate dal marito Mohamed Aziz El Mountassir, il giardiniere di origini marocchine di 52 anni, dal quale si stava separando, intorno al palazzo di giustizia savonese si sono accesi i riflettori. L’assassino della donna infatti il 28 aprile aveva patteggiato due anni di reclusione con la sospensione condizionale della pena. Proprio la scelta di sospendere la pena ha fatto discutere, si sono sollevate molte polemiche ed è già stata avviata un’indagine interna e una ministeriale.

Il clamore mediatico suscitato dalla questione ha convinto però il presidente Soave a fare alcune precisazioni: “Anzitutto, per quanto si possa essere ormai abituati a processi di piazza che, sulla base di elementi spuri ed approssimativi vogliono anticipare i procedimenti formali da condursi nelle sedi istituzionali, sorprende non poco la singolare insistenza con cui vengono formulate pesanti accuse in un contesto assolutamente denigratorio non solo del giudice incaricato delle indagini preliminari, ma allo stesso Ufficio giudiziario che disinvoltamente quanto immotivatamente cambierebbe più volte il titolare di un procedimento, magari consentendo che un giudice passi dal settore civile a quello penale (sic!). Questo, almeno, percepisce un lettore normale in riferimento ad alcune notizie di stampa”.

“Questo ufficio, in attesa di una opportuna inchiesta ministeriale, ha già proceduto ad avviare un’indagine volta ad individuare gli elementi idonei a ricostruire la vicenda processuale evidenziando: fatti e circostanze nella loro obiettiva e reale dimensione storica; atti e comportamenti di uno o più magistrati in relazione ai fatti medesimi; profili di un eventuale rapporto di causalità tra fatti ed eventi”.

“Gli accertamenti sono ancora in corso ed, in ogni caso, gli elementi raccolti saranno rimessi per le conseguenti valutazioni e conclusioni agli Organi deputati a farlo nelle opportune sedi. Posso tuttavia formulare alcune considerazioni riservando, per ora, la specifica indicazione di elementi di riscontro: l’immagine, mediaticamente costruita, di un giudice che ignora coscientemente ben tre richieste cautelari risulterebbe allo stato, decisamente inesatta e fuorviante, in quanto frutto di una distorta lettura di dati fattuali” precisa Soave.

“Assai discutibile, ai fini della ricostruzione di un quadro complessivo veritiero, appare l’accostamento suggestivo di pregresse vicende personali ad altri elementi la cui fondatezza non è ancora accertata; non corrisponde al vero che siano state proposte contestazioni circa il difetto di attitudine del magistrato suddetto, essendo la questione sottoposta al vaglio del Consiglio Giudiziario relativa alla pretesa violazione, sotto il profilo tecnico-giuridico, dell’iter procedimentale che ha condotto alla copertura interna di alcuni posti vacanti; l’avvicendarsi di più giudici è avvenuta in base alle esigenze inderogabili ed obiettive del Tribunale ed in conformità alle regole che, in tutti gli uffici giudiziari italiani disciplinano rigorosamente ed analiticamente presupposti e procedure” prosegue il presidente del tribunale.

“Il fatto che un giudice si trasferisca da un settore (civile o penale) all’altro costituisce elemento fisiologico comunissimo e di assoluta regolarità. Ribadisco che la necessità di queste prime considerazioni deriva dal dovere di riportare, per quanto possibile, nei limiti della realtà e della verità quanto, con inusitato clamore mediatico, è stato sottoposto alla pubblica opinione come vicenda dai contorni ormai chiari e definitivi, nonché per assicurare la collettività che verrà prestata la massima attenzione alla ricerca di ogni elemento utile ad una seria ed approfondita ricostruzione dei fatti prodomica alla individuazione di possibili responsabilità di magistrati” conclude Giovanni Soave.

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