Albenga. Lui Mohamed El Mountassir, giardiniere, 52 anni, marocchino di Rabat, residente a Garlenda, lei Loredana Colucci, 41 anni, originaria della provincia di Bari, dipendente presso un supermercato di Cisano sul Neva.
L’uomo a gennaio era stato arrestato per maltrattamenti. Il suo avvocato Mauro Vannucci, dopo un paio di mesi di carcere, aveva presentato due istanze: una per concordare la pena col pm, Daniela Pischetola, l’altra di scarcerazione in attesa del processo. Il gip Emilio Fois aveva accolto la seconda obbligando l’uomo a non avvicinarsi alla ex moglie. Il 28 aprile scorso il giardiniere marocchino era stato condannato a 2 anni di reclusione pena patteggiata e il giudice Filippo Maffeo aveva anche revocato l’obbligo di non avvicinarsi alla donna.
El Mountassir, accecato dalla gelosia, sospettava che la ex moglie avesse un amante. Ma c’è qualcosa di inedito in questo drammatico fatto di sangue: il suo avvocato racconta di aver visto il suo cliente lungo il viale nel centro di Albenga oggi a mezzogiorno.
“Era insieme alla figlia minore. Stava andando verso il centro città – racconta – ad un certo punto l’ho visto tornare indietro verso l’abitazione della ex moglie sempre con la ragazzina. Era passato più o meno un quarto d’ora. Ho il sospetto che sotto casa abbia visto qualcuno e per questo motivo abbia perso la testa“.
Secondo i carabinieri l’uomo si sarebbe ucciso dopo aver ammazzato a coltellate l’ex moglie, ma non è da escludere che lei si sia anche difesa ferendolo. Ma sarà l’autopsia già disposta dalla Procura della Repubblica a chiarire ogni circostanza. Quando i militari sono arrivati in quel piccolo alloggio hanno trovato la donna ormai deceduta e l’uomo agonizzante. C’era sangue dappertutto e la figlia di 14 anni terrorizzata. Durante il sopralluogo i militari hanno accertato che non ci sono segni di effrazione sulla porta della mansarda all’ultimo piano. Segno che la donna ha fatto entrare in casa il suo assassino che ha agito davanti agli occhi della figlia che non ha potuto fare nulla per difenderla.
In una occasione, era gennaio, il marocchino l’aveva attesa sul posto di lavoro addirittura sull’auto della donna perché era in possesso delle chiavi. L’aveva aggredita dopo una lite ed aveva preso a calci l’auto di un uomo sospettando che fosse l’amante.
Il marocchino era stato arrestato e poi condannato ad aprile. Da quella volta i colleghi scortavano la donna fin sotto casa. Lei, più volte, si era rivolta ai carabinieri di Villanova denunciando che veniva pedinata dall’ex marito. Sospettava che avesse allacciato la relazione con un altro uomo e per questo motivo la tormentava.
I vicini di casa descrivono Loredana Colucci come una donna tranquilla che alcune volte si vedeva passeggiare lungo il viale alberato con i suoi cagnolini.
La donna uccisa era madre di due ragazze, la quattordicenne che ha assistito al massacro figlia anche del marocchino e di una ventenne che non era in casa al momento del delitto, avuta da una precedente relazione. Le due sorelle ora sono ospiti da da parenti, mentre i cagnolini della vittima sono stati affidati in custodia al canile.
“Il mio assistito – dice ancora l’avvocato Vannucci – stava conducendo una vita regolare e pensare che il fratello, che abita a Rimini, gli aveva anche proposto di trasferirsi proprio per evitare di vedere la moglie e per rifarsi una vita”.