Lettera al direttore

Riflessioni

Regionali, alcune riflessioni “tecniche e politiche” di Franca Ferrando alla vigilia del voto

In questi giorni stiamo assistendo a frequenti attacchi – a volte, per la verità, un po’ scomposti – da parte di alcuni esponenti del PD (innanzi tutto della candidata presidente ma anche di singoli candidati) alla lista della “Rete a Sinistra” che anche nella nostra provincia, come in tutta la Liguria, sostiene Luca Pastorino: l’accusa è che il voto a Pastorino corrisponderebbe nientemeno che a un voto a destra, mentre l’unica vera sinistra sarebbe rappresentata da Raffaella Paita e dai suoi sostenitori.

Non si comprende questo ennesimo e ripetitivo appello al cosiddetto “voto utile” da parte di chi proclama a tutti i venti la sua sicurezza nella vittoria; ma i proclami, si sa, spesso nascondono una malcelata paura. Di qui il ricorso a qualsiasi argomento – anche il meno credibile e fondato – pur di riuscire a “demonizzare” colui che si considera l’avversario più pericoloso, in questo caso proprio Luca Pastorino, giovane sindaco e deputato fuoriuscito dal PD, che sta aggregando intorno a sé il consenso non solo delle forze politiche alla sinistra di questo partito ma anche di tanta parte dell’opinione pubblica e della cosiddetta società civile.

Ma che cosa ha da temere un “carro armato” come quello del PD in questo scontro elettorale ad armi oggettivamente impari?

Intanto c’è la paura del cosiddetto “voto disgiunto”, per cui si sono già espressi autorevoli esponenti del PD ligure: si vota un presidente diverso da quello ufficialmente indicato dal partito, pur scegliendo contemporaneamente una delle liste (o un candidato di tali liste) che lo sostengono. Se il voto disgiunto fosse praticato da un numero significativo di elettori sul territorio regionale, tale scelta indebolirebbe non poco, anche sul piano dell’immagine oltre che sul piano politico, colei che si proclama – impropriamente – l’unico vero candidato del centrosinistra.

Ma c’è anche un altro timore, che suscita un allarme ancora maggiore. Raffaella Paita e il PD non paventano in realtà, una vittoria del centrodestra, anche se agitano questo fantasma per convincere a votarli un elettorato sfiduciato e riluttante. La vera paura nasce dall’ipotesi che un buon numero di elettori di sinistra operi una scelta più radicale di quella del voto disgiunto (destinato a produrre un danno più di immagine che effettivo), votando direttamente una delle liste (nella nostra provincia l’unica lista) che sostengono Pastorino. Al PD sanno bene infatti che i seggi del Consiglio regionale vengono assegnati sulla base dei voti ottenuti dalle liste e non dei voti espressi per i soli presidenti, compresi quelli del voto disgiunto. Di qui il rischio del mancato superamento di quel 35% necessario a far scattare il premio di maggioranza, con il conseguimento di una “vittoria zoppa”, tale cioè da non assicurare la governabilità della nostra Regione, possibile solo se il presidente vincitore avrà al suo fianco almeno 16 consiglieri sul totale di 30.

E’ questa la grande paura mascherata dietro la spavalda e arrogante sicurezza della “pupilla” del presidente uscente Burlando.

E’ anche questo l’obiettivo non secondario che si propongono coloro che, a sinistra, non hanno accettato la disinvolta “vittoria” della Paita alle primarie e l’evidente svolta moderata del PD non solo nazionale, ma anche e soprattutto ligure e savonese.

Le urne ci diranno come la pensano gli elettori: il 1° giugno tireremo le somme e vedremo quanto l’esito delle elezioni in Liguria potrà pesare sul piano nazionale.

Anche per questa obiettiva valenza nazionale è importante il voto nella nostra Regione. Per questo motivo ci auguriamo che – al di là dello scarso interesse che sembra dimostrare l’opinione pubblica per un consultazione erroneamente considerata solo di carattere locale – alla fine la percentuale dei votanti risulti superiore alle pessimistiche previsioni che si vanno diffondendo anche nelle ultime ore.

 

Franca Ferrando
Coordinamento Provinciale di SEL

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