Savona. Sono centinaia le persone che questa mattina nella chiesa di San Filippo Neri a Savona hanno voluto salutare per l’ultima volta Daniele Falzone, il cuoco quilianese di 25 anni scomparso domenica in un tragico incidente stradale sulla strada per Roviasca.
Ad attendere l’arrivo della bara, oltre alla famiglia e gli amici del ragazzo, anche una decina di colleghi dell’Associazione Cuochi Savona con la divisa da chef, numerosi volontari della Protezione Civile di cui Daniele faceva parte e moltissimi poliziotti (il papà del ragazzo è un agente in pensione) in borghese e non.
Grandissima la commozione all’arrivo del feretro davanti alla chiesa di via Genova: la folla si è stretta vicino ai parenti di Daniele e la mamma del giovane ha salutato il figlio accarezzando la bara. Poi l’ingresso in chiesa per la celebrazione della funzione (sono stati gli amici della Protezione Civile a voler portare sulle spalle Daniele davanti all’altare).
A celebrare il funerale è stato don Agostino Paganessi che, nel corso dell’omelia, si è soffermato a lungo sulla figura di Daniele: “Ci insegna due cose: era un bravo lavoratore, che faceva bene e con passione il suo lavoro, ed era un ragazzo generoso. Nella sua attività in Protezione Civile era sempre pronto a dare una mano, a cambiare un turno per aiutare qualcuno. Il suo esempio sono il suo impegno e la sua generosità: sarebbe un mondo migliore se le persone imparassero queste cose da lui”.
Tantissime le persone che hanno seguito la funzione dall’esterno della chiesa: “Il momento davvero terribile arriverà dopo il funerale – ha sottolineato il sacerdote ai presenti – noi torneremo a casa, alla vita di sempre, mentre per questa famiglia nulla sarà come prima. L’ultima cosa che ha fatto Daniele prima di morire è stato festeggiare la sua mamma: questa è l’immagine più bella, la mamma è la persona che più ci ama al mondo”.
Un ultimo saluto alla mamma, nel giorno della sua festa, prima di correre in sella alla sua Triumph contro quella maledetta fatalità. La vita è fragile, sottolinea più volte don Agostino: “A volte dobbiamo fermarci, pensare. La vita è breve, la stiamo vivendo bene? Pensando a Daniele, al modo in cui lui ha scelto di impiegare la sua vita, lo facciamo rivivere nel nostro cuore e nella nostra mente”.
“È il modo in cui viviamo la nostra vita a far di noi ciò che siamo – ha concluso il celebrante – Genitori e parenti, dovete essere orgogliosi di un figlio così. Se se ne è andato è perché quello che doveva dirci ce l’ha detto: noi ora riprendiamo il cammino, cercando di far sì che il suo insegnamento non vada perduto”.