I retroscena

Operazione Grissitalia, gli indagati nel mirino della Finanza già da agosto fotogallery

Piemontese (GdF): "Indagini molto faticose, plauso ai nostri uomini per le loro capacità"

Savona. Ad agosto erano già finiti nel mirino degli uomini della guardia di finanza, che volevano vederci chiaro su alcune operazioni giudicate “sospette”. Nonostante il campanello d’allarme, però, sono andati avanti per la loro strada fraudolenta. Almeno fino a oggi, quando per alcuni sono scattate le manette.

Era partita l’estate scorsa la prima fase dell’operazione delle fiamme gialle che questa mattina ha portato a dieci arresti per frode fiscale, appropriazioni indebita, emissione di fatture per operazioni inesistenti e frode in commercio. Tra i coinvolti alcuni membri della famiglia Dagna, proprietaria della Grissitalia Srl, e altre persone che hanno preso parte alla frode.

Come spiegato dai vertici della guardia di finanza di Savona, tutto è partito da due segnalazioni effettuate da un istituto di credito savonese (le banche sono tenute a segnalare alla Banca d’Italia le situazioni giudicate “sospette”) nei confronti di una donna di Albissola per alcuni movimenti registrati sul suo conto corrente che erano in netto contrasto con la sua professione di casalinga. In seguito è emerso che gli strani movimenti riguardavano i conti del convivente della donna, che lavorava come autotrasportatore per la Grissitalia.

A questo punto le fiamme gialle hanno messo in atto pedinamenti e intercettazioni che hanno consentito di accertare come funzionava il sistema: alcuni autotrasportatori compiacenti emettevano fatture irregolari con importi superiori a quelli reali, incassavano i bonifici di pagamento e poi giravano “in nero” la differenza all’azienda non prima di aver trattenuto una parte per sé. Il messaggio in codice utilizzato dagli indagati per comunicare che la transazione era avvenuta e quindi c’era da effettuare un passaggio di denaro era: “Poi vengo a prendere i bancali”.

La prima fase dell’indagine, come detto, era scattata ad agosto scorso con la verifica delle due segnalazioni, perquisizioni e sequestri delle somme ottenute irregolarmente. Gli indagati, però, hanno proseguito con la loro attività e di conseguenza anche le fiamme gialle hanno continuato le indagini. Questa attività ha permesso di stabilire che il sistema aveva portato in totale all’emissione di tre milioni e mezzo di fatture false.

A questo punto sono scattate le ordinanze di custodia cautelare, emesse dal Gip Fiorenza Giorgi sulla base di quanto appurato dal Pm Ubaldo Pelosi. Secondo gli inquirenti la frode fiscale è più che “provata” e perciò a breve verranno effettuati anche accertamenti amministrativi.

Soddisfatto il comandante provinciale della guardia di finanza colonnello Michele Piemontese: “Il lavoro investigativo è stato molto faticoso, perché gli stabilimenti dell’azienda sono distribuiti in ogni parte d’Italia e gli autotrasportatori erano sempre in viaggio. Ma si tratta di un’operazione preziosa. La frode fiscale è una pratica insidiosa che consente all’azienda di avere capitali ed un vantaggio indebito sulle altre realtà che invece pagano le tasse. Un plauso va ai nostri uomini, che hanno avuto grande intuito nel capire come ci fosse una reale sproporzione tra il fatturato del trasportatore e la mole di lavoro che poteva svolgere”.

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