Liguria. Dal 1974 a oggi sono 715 le persone in Liguria di cui si è persa ogni traccia, quasi 400 a Genova. Il dato italiano, se possibile fa ancora più effetto: quasi 30 mila persone in Italia sono state inghiottite dal buco nero dell’oblio lasciando le famiglie in un limbo di angoscia e speranza.
“Ovviamente nel caso di mio padre quello che stiamo ancora cercando è il corpo – spiega Lorenzelli – ma le speranze sono vane visto che in Italia non esiste una legge che consenta un prelievo di dna per i corpi ritrovati magari a distanza di anni e apparentemente non vittima di violenza e una comparazione con quello degli scomparsi”. In Liguria così negli obitori e negli istituti di medicina legale ci sono attualmente 26 cadaveri senza nome e che probabilmente non ne avranno mai uno. “Quei corpi sono i nostri scomparsi” dice Lorenzelli.
A Milano qualche passo avanti è stato fatto con l’istituzione del laboratorio Labanof, laboratorio di Antropologia e Odontologia Forense) dell’Università degli Studi di Milano che si occupa fra le altre cose del recupero e dello studio di resti umani. “Il laboratorio ricompone e a volte ricostruisce virtualmente i cadaveri cercando, attraverso la pubblicazione delle immagini, di dargli un nome. Auspichiamo che questo modello di laboratorio venga istituito anche in Liguria dove invece oggi, a causa delle leggi sulla privacy, non ci dicono nulla dei corpi che custodiscono per anni”.
“La scomparsa di un persona cara è un vuoto, una vita sospesa – racconta Lorenzelli – c’è una prima fase di grande confusione quando ancora i famigliari non si capacitano di una scomparsa, e magari sono circondati dall’attenzione delle autorità e dei media. Poi c’è una fase di solitudine, quando nessuno ne parla più e magari i fascicoli che vengono aperti in Procura vengono archiviati. Lì poi subentra da parte dei parenti il senso di colpa e l’angoscia per quello che forse si sarebbe potuto fare, anche se spesso non si poteva fare nulla”. Per questo l’associazione Penelope Scomparsi offre ai familiari un supporto legale e psicologico. “In Liguria, cosa che non accade dappertutto – abbiamo firmato nelle quattro prefetture i piani di intervento per le persone scomparse, in modo da partecipare ai tavoli permanenti e offrire il nostro aiuto, soprattutto alle famiglie”.
L’associazione in questo periodo è particolarmente attiva in provincia di Savona, dove i famigliari di Frigentina Del Rosario e Marisa Comessatti sono soci della onlus. Frigentina Del Rosario Picariello, 52 anni, il 2 febbraio di un anno fa è scomparsa nel nulla dalla sua casa di Vendone. Il giorno dopo nel bosco sono stati ritrovati in un bosco a poche centinaia di metri dall’abitazione i vestiti leggermente bruciacchiati. “La figlia Tania – racconta Lorenzelli – ha combattuto molto con le istituzioni perché scoprissero cosa era successo alla mamma. Ha presentato una denuncia per omicidio e ora sta chiedendo che venga utilizzato il georadar perché teme che il cadavere della madre possa trovarsi nel bosco”.
Marisa Comessatti è scomparsa da Laigueglia 20 giorni dopo, il 21 febbraio. Avrebbe dovuto andare a stirare a casa di una delle figlie, ma non è mai arrivata: “Ora in qualche trasmissione televisiva nazionale di parla di messe nere, la famiglia non ne sapeva nulla. Ora vedremo se le indagini confermeranno o meno quest’ipotesi. I media sono molto importanti per far circolare le informazioni sulle persone scomparse, ma spesso soprattutto a livello televisivo si supera il limite e si mettano queste povere famiglie in una sorta di tritacarne mediatico. Credo di vorrebbe un maggior rispetto per le famiglie e un trattamento diverso”.
Chi l’ha visto, la trasmissione più nota in tema di scomparsi la scorsa settimana, attraverso le parole del presidente dell’associazione Penelope (da cui la ligure Penelope Scomparsi, si è staccata nel 2011), ha diffuso il messaggio secondo cui in Liguria non ci sarebbe alcuna associazione che supporta le famiglie degli scomparsi: “Un messaggio sbagliato e pericoloso, soprattutto nei confronti delle famiglie che ci cercano e hanno bisogno di aiuto. Noi ci siamo, con le nostre attività, il nostro sito e la nostra pagina Facebook. E insieme ad altre 8 Regioni stiamo per dare vita a un sito nazionale”.