Amarcord

Loano, dalle vie ai “caruggi”: su Facebook scatta l’operazione di recupero toponomastico

La proposta è semplice: posizionare sotto alle targhe che riportano i nomi di vie e strade in italiano altre targhe contenenti la denominazione in dialetto o quella precedente a quella moderna

Loano. La riscoperta delle proprie radici culturali, il recupero delle tradizioni locali e (soprattutto) fare in modo che i “furesti” non chiamino il centro storico “budello” ma “caruggio”. Sono questi i tre obiettivi principali della curiosa campagna toponomastico-storica lanciata proprio in questi giorni da alcuni utenti loanesi di Facebook.

La proposta è semplice: posizionare sotto alle targhe che riportano i nomi di vie e strade in italiano altre targhe secondarie contenenti la denominazione in dialetto o quella precedente alla attuale e più moderna, che di solito è ben nota alle nuove generazioni ma spesso è male sopportata dalle vecchie più affezionate ai nomi della loro infanzia.

Un’operazione del genere è già stata attuata negli anni passati a Pietra Ligure. Qui via Rocca Crovara è indicata anche come “U caruggiu di Crovi”; piazza Nicolò Castellino è nota anche come “U caruggiu du Teatru”; via Matteo Vinzone è “U caruggi du fossu”; via Chiazzari è “U caruggiu di orti”. Visto il precedente nella vicina Pietra (con la quale la rivalità ha radici assai antiche e non è mai del tutto sopita), alcuni loanesi hanno proposto di introdurre la doppia denominazione anche a Loano.

Una proposta che al sindaco Luigi Pignocca non dispiace: “Anni fa – spiega il primo cittadino – avevo promosso uno studio sulla nostra toponomastica per fare in modo che le targhe con i nomi di vie e piazze fossero dotate del maggior numero di informazioni possibili. Per esempio, tutti sanno chi era Giuseppe Garibaldi, ma nessuno (per esempio) sa chi fosse Andrea Massena. Con questa iniziativa avremmo dotato ogni targa di una connotazione più precisa, indicando data di nascita e di morte di ogni personaggio a cui è stata dedicata una strada e il suo mestiere, la sua qualifica, il motivo per cui lo abbiamo ricordato. Avevamo scelto di coinvolgere anche il professor Antonio Arecco, autentica memoria storica della città”.

La proposta dei social-network è leggermente diversa, ma ugualmente condivisibile: “Il recupero del nome in dialetto o l’indicazione della denominazione precedente è un’idea molto suggestiva – spiega ancora Pignocca – Ci permetterebbe di rivalutare il nostro patrimonio storico e culturale. E’ una possibilità da prendere in considerazione e che sicuramente valuteremo“.

L’operazione, come detto, non costituirebbe un’iniziativa toponomastico-storica, ma permetterebbe anche di evitare che turisti e villeggianti provenienti da fuori chiamino il centro storico di Loano “budello”: come ricordano tutti gli abitanti della cittadina rivierasca, il “budello” è solo ad Alassio. A Loano c’è il “caruggio”.

Per spiegare la “maledizione del budello” un utente di Facebook ricorda l’ipotesi formulata dal giornalista Silvio Torre: “Forse è dovuta ai danarosi e un po’ snob bagnanti che frequentavano Alassio nel dopoguerra e che così chiamavano il caruggio. Gli alassini, molto attenti all’economia, sorvolarono sull’errore. Inoltre passò alla storia anche grazie ad una canzoncina leggera della fine anni ’50 che si intitolava ‘Nel budello di Alassio'”.

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