Percorsi di legalità

Giudici, pm e imputati per un giorno: lezione speciale in tribunale per gli alunni delle elementari “Carando”

L'iniziativa è promossa dall'Associazione Nazionale Magistrati per sensibilizzare i ragazzi sui temi dell'educazione civica e della giustizia

Savona. Mattinata di lezione decisamente speciale per i bambini delle scuole elementari “Carando” di via Turati a Savona. Gli alunni delle classi quinte infatti questa mattina, accompagnati dai loro insegnanti, hanno visitato palazzo di Giustizia insieme dove hanno potuto partecipare alla simulazione di un processo.

I bambini, con l’assistenza dei sostituti procuratori Chiara Venturi, Daniela Pischetola e Vincenzo Carusi, per qualche ora hanno vestito i panni di giudici, pubblici ministeri, avvocati, imputati e testimoni animando per un paio d’ore l’aula del tribunale di Savona.

L’iniziativa si inserisce nelle attività promosse in occasione della Giornata per la Giustizia indetta a gennaio scorso dall’Associazione Nazionale Magistrati che prevedeva una sorta di “open day” nei tribunali dei capoluoghi italiani. Visti i problemi strutturali della cittadella giudiziaria di Savona però la sottosezione dell’Anm di Savona aveva preferito evitare di concentrare l’affluenza dei visitatori in una sola giornata. L’associazione aveva quindi deliberato di organizzare nei mesi successivi una serie di iniziative per le scuole elementari e medie inferiori della provincia (i cosiddetti “percorsi di legalità”).

E così questa mattina gli alunni delle elementari Carando hanno disertato l’aula di lezione per entrare in quella del tribunale dove hanno partecipato con grande entusiasmo, curiosità e serietà alla particolare lezione. I bambini hanno seguito alla lettera le indicazioni dei sostituti procuratori, che hanno spiegato loro le diverse fasi processuali e i vari ruoli, dando vita ad alcune simulazioni di processi.

In una di queste il “baby-imputato” era accusato di aver rubato una bicicletta e, incalzato dalle domande del “compagno-pm”, ha confessato il furto, ma ha spiegato al giudice in miniatura di aver agito per necessità: “Dovevo andare in stazione e rischiavo di perdere il treno”. Una giustificazione che non gli ha evitato la condanna, ma, vista la sua buona condotta durante il processo, gli sono state concesse le attenuanti.

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