In manette

Operazione “Real Time”, arrestato a Toirano Carmelo “Nino” Gullace video

Accusato di usura e tentata estorsione, è considerato elemento di spicco della cosca mafiosa Gullace-Raso-Albanese: le manette sono scattate all'alba

Toirano. Operazione “Real Time”: è questo il nome dell’operazione che ha portato all’arresto di Carmelo “Nino” Gullace, 64 anni, residente a Toirano, ma originario della Calabria. Le manette per l’uomo, personaggio di spicco ritenuto dagli inquirenti un appartenente alla cosca “Raso-Gullace-Albanese” di Cittanova, sono scattate questa mattina in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare (firmata dal gip Emilio Fois su richiesta del pm Ubaldo Pelosi) al termine di un’operazione condotta dai carabinieri del Comando Provinciale di Savona, in collaborazione con personale della Direzione Investigativa Antimafia di Genova.

Gullace, detto “Nino”, è accusato di usura, tentata estorsione ed intestazione fittizia di beni. Con lui denunciate tre persone a piede libero, tra cui la moglie, Giulia Fazzari, Fabrizio Accame e un imprenditore albenganese, A.L., 38 anni: sottoposte anche loro a perquisizione, sono accusate di aver aiutato Gullace “ad assicurare il prodotto del reato di usura” e di “aver concorso nel farsi dare o promettere denaro ad un tasso di interesse usurario”. Questa mattina, contestualmente all’arresto, sono stati sequestrati beni per un valore complessivo di circa 2 milioni di euro  tra immobili, autovetture, quote della “Co.Mi.To s.r.l.”, della “Liguria 2000 soc. coop.” e della “Gi.Erre s.r.l.”, nonché della “Concept di Accame Fabrizio & C. s.a.s.”, con sede a Loano.

Gullace già in passato era stato condannato per associazione a delinquere: una condanna che non risulta a suo carico, hanno spiegato i Carabinieri, per un mero errore materiale. “Un po’ come al Capone che non venne arrestato per mafia – è il parallelo a cui ricorre il comandante dei Carabinieri, Alessandro Parisi – anche oggi lui non viene arrestato per questo motivo, ma per altri reati altrettanto gravi”. Uno di questi è l’usura: “Un reato tanto odioso quanto difficile da dimostrare – afferma Parisi – che viene sempre messo in atto contro soggetti deboli. Poi ci sono l’intestazione fittizia di beni, l’estorsione e esercizio abusivo della professione creditizia”.

“L’attività è iniziata nella scorsa estate – ha rivelato il comandante del Nucleo Investigativo, Francesco Bianco – ci siamo accorti che alcuni imprenditori frequentavano personaggi vicini al mondo dell’usura, che erano in difficoltà economiche e abbiamo avviato l’indagine. Le attenzioni si sono focalizzate subito su Gullace, che si muoveva in modo piuttosto prudente, non parlava mai al telefono”.

I successivi servizi di pedinamento e le ulteriori attività tecniche svolte dai carabinieri, oltre a registrare gli innumerevoli contatti tra gli usurai e le loro vittime, hanno delineato il ruolo ricoperto da Gullace che in pochi anni ha messo a disposizione del sodalizio somme consistenti, richiedendo in contropartita la restituzione del capitale maggiorato da interessi del 5/10 per cento mensili, oppure l’ingresso negli utili delle imprese, senza figurare ufficialmente quale socio, con quote maggiorate del 30/40 per cento rispetto al denaro versato in prestito.

Tre gli imprenditori, due savonesi e uno astigiano, oggetto di usura da parte di Gullace, il primo già dal 2007: “Gli imprenditori sotto usura sapevano chi avevano di fronte – ha spiegato Bianco – un uomo che incuteva timore. Addirittura un imprenditore diceva ‘non ho più voglia di vivere, mi butto sotto un ponte’. Temevano un confronto con Gullace e quindi piuttosto erano pronti a gesti estremi. Abbiamo valutato le situazioni e gli aspetti patrimoniali con il Pm Pelosi e con la Dia, questa mattina abbiamo chiuso il cerchio e abbiamo arrestato Gullace mentre usciva di casa. Le perquisizioni sono ancora in corso”.

“Credo che sia importante sottolineare la rilevanza dell’operazione di oggi – le parole invece del colonnello Sandro Sandulli, capocentro della Dia di Genova – Si parla spesso della presenza della ‘ndrangheta in Liguria, e ancorché oggi non siano contestati fatti specifici di mafia, il pedigree del personaggio è di spessore. E’ ritenuto, per frequentazioni e parentela, inserito nella cosca Raso-Gullace-Albanese”.

Sandulli ha poi ripercorso il “curriculum” di Carmelo Gullace: “E venuto al Nord probabilmente per sfuggire da alcuni attriti interni alla cosca di Cittanova. Appena arrivato qui, Gullace ed i fratelli hanno iniziato alcune attività che però non hanno portato ad elementi concreti di condanne per reati mafiosi, ma ha una condanna per traffico internazionale di stupefacenti riconducibili ad aggregati mafiosi. L’arresto di Gullace, al di là gravità dei reati per il quale è stato perseguito, è da valorizzare per il quadro generale in cui si inserisce. Nel nostro intervento abbiamo rivolto l’attenzione al sequestro del patrimonio che fa riferimento alle aziende riconducibili a lui e alla famiglia: beni mobili e immobili e conti correnti per un valore totale di circa due milioni di euro”.

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