Savona. Come da programma (seppur con un po’ di ritardo rispetto all’orario previsto) oggi è stata celebrata l’udienza davanti al tribunale del Riesame per discutere il ricorso presentato dai legali che tutelano la famiglia Fotia contro il sequestro preventivo delle società “Scavo-Ter”, “P.D.F.” e “Se.Le.Ni.”.
La discussione della difesa, iniziata poco dopo le 14, è andata avanti per più di un’ora e poi il collegio (giudici Fiumanò, Rossi e De Dominicis) si è riservato di decidere sulla richiesta. Per sapere se il sequestro sarà revocato bisognerà quindi attendere il pronunciamento del Riesame che arriverà nei prossimi giorni.
Il ricorso era stato depositato in tribunale a Savona lo scorso 14 marzo dai legali della famiglia Fotia (gli avvocati Giancarlo Pittelli, Giovanni Ricco e Giuseppe Mammoliti del foro di Locri, insieme al professor Acquarone per la parte amministrativa).
La scorsa settimana, in occasione della conferenza stampa convocata da Pietro Fotia, proprio in riferimento al ricorso, l’avvocato Giuseppe Mammoliti aveva precisato: “Ci troviamo a dover affrontare il tribunale del Riesame, ma tutto nasce da presunte relazioni parentali e dico presunte perché dimostreremo che non sono tali. È in corso una sorta di pulizia etnica verso i calabresi. Come è possibile che per 45 anni i Fotia siano rimasti sconosciuti e oggi invece venga esaltato in senso negativo un personaggio, ovvero Pietro Fotia che però ha relazioni di affetto e stima in città e non solo” spiega l’avvocato Pino Mammoliti.
“I Fotia da 45 anni danno lavoro a decine di persone. E ora troviamo una ditta, che per anni ha garantito benessere sociale, costruito strade, subire una sorta di pulizia etnica. Ci troviamo – prosegue il legale – con un gruppo di persone incensurate che vengono moralizzate da un pluripregiudicato. Forse vuole favorire il reingresso sul mercato di altre ditte o di veri cartelli che controllano la Liguria”.
“La nostra aspettativa per il tribunale del Riesame è quella di incontrare persone terze che sappiano leggere la situazione come realmente è. Noi aborriamo la criminalità organizzata, ma vogliamo ribadire che il teorema ‘calabrese uguale ‘ndranghetista’ non si può far valere. Se non ci affidiamo alle speranze derivate dallo Stato di diritto non possiamo andare avanti. Vogliamo però ribadire che questa tortura è insostenibile, c’è uno stalking mediatico per distruggere le società del gruppo Fotia” conclude l’avvocato Mammoliti.