Savona. “Sono sereno. Sono sempre le stesse cose che vengono fuori: gli argomenti con i quali si è discusso in tribunale per la confisca e per la misura di prevenzione caduta in Corte d’Appello”. E’ questo il primo commento “a caldo” di Pietro Fotia, nel giorno in cui dal tribunale di Savona è stato notificato il sequestro preventivo disposto dal gip Fiorenza Giorgi per i beni di tre società, la “Scavo-Ter”, la “P.D.F.” e la “Se.Le.Ni.”, per un valore di circa 10 milioni.
Un provvedimento richiesto dalla Dia di Genova secondo cui la P.D.F. e la Se.Le.Ni sarebbero riconducibili alla famiglia Fotia e costituite ad hoc per eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniale.
Accuse che Pietro Fotia respinge: “Né io né i miei fratelli ci siamo mai nascosti: abbiamo sempre fatto tutto alla luce del sole. Tutti i miei passaggi di ruolo all’interno delle aziende sono chiari, prima nella Scavo-ter e poi nella Pdf, dalla quale sono uscito in seguito ai problemi legati all’inchiesta Dumper. Per quanto riguarda Remo Casanova è una persona che da due anni non lavora più con noi, mentre prima era direttore tecnico”.
“Nelle cose che sono state scritte ci sono degli errori di fondo, che sono convinto non siano fatti in malafede, ma che ovviamente danno un’interpretazione errata delle cose. Per esempio sul discorso delle misure interdittive perché non si tiene conto correttamente delle sospensive. In generale ci sono delle inesattezze: si nomina tizio dicendo che è pregiudicato quando è incensurato e si parla di ditte interdette quando non lo sono” spiega Fotia che annuncia anche un imminente mossa difensiva: “Potrei andare domani dal giudice per spiegare dove sono gli errori. Ovviamente i legali stanno già preparando un ricorso che presenteremo prima possibile”.
L’imprenditore savonese parla anche della situazione della società di famiglia: “Sono contento che ci sia una persona che venga ad amministrarla. La società non è florida perché tutte le cose che sono successe non hanno aiutato. La stavamo curando con grandi sacrifici, ora mi auguro siano in gradi di gestirla. Vorrei ci fosse la continuità per gli operai: abbiamo un pacchetto lavori del valore di 3-4 milioni già acquisito. Se ci sarà bisogno di aiuto da parte nostra per la gestione daremo massima disponibilità ovviamente nel rispetto dei provvedimenti del tribunale”.
“Siamo sereni e tranquilli, ma l’importante è che si arrivi a fare chiarezza. Sono sicuro che troveremo collegi giudicanti che sapranno valutare al meglio la situazione anche se sono cose già discusse e ridiscusse” prosegue Pietro Fotia che non nasconde alcune perplessità: “E’ dal 2006 che la Dia si interessa a noi e ci segue. Io non contesto che tolgano il lavoro a delle persone, ma vorrei che fosse dimostrato che una persona non può lavorare e il motivo non possono essere i parenti. Il parente nessuno se lo sceglie, ma ognuno è libero di fare la propria vita e se sbaglia è giusto che paghi”.
“Oggi mi ‘lamento’ perché mi contestano sempre le stesse cose. Io credo che l’indagine fatta dalla guardia di finanza sulla sperequazione dei beni sia stata fatta bene. Sono rimasti con noi in ufficio dal maggio del 2009 al luglio del 2010 e se non hanno trovato niente loro non capisco come mai dopo sono partite tutte queste iniziative che non hanno portato a nulla” si domanda l’imprenditore.
“Quella verifica era giusta o no? Vorrei che finalmente si mettesse un punto. Resto molto tranquillo e rilassato, anzi visto che non possiamo lavorare domani mattina mi alzerò un’ora dopo” aggiunge Fotia cercando di smorzare la tensione. Poi torna immediatamente serio: “Se avranno bisogno noi ci siamo. Vogliamo la salvaguardia dei posti di lavoro e la continuità aziendale” conclude.