Savona. “I lavoratori di aziende sequestrate per motivi di mafia andrebbero reimpiegati in quelle sane”. Questa la proposta lanciata da Christian Abbondanza, presidente della Casa della Legalità, per tutelare i dipendenti di imprese come Scavoter o Pdf, che dal giorno del sequestro si trovano nell’impossibilità di lavorare.
Il blocco da 10 milioni di euro, con conseguente stop dei mezzi del Fotia Group, rischia di mettere a repentaglio infatti i cantieri in cui le aziende del gruppo stanno operando, con conseguente perdita di commesse e, in definitiva, chiusura dell’azienda. Uno scenario contro cui i lavoratori hanno a più riprese esternato le loro paure: “Indagate, ma intanto fateci lavorare”. Finora invano: i camion sono fermi, e i cantieri vuoti.
Il provvedimento a carico dei Fotia, però, secondo Abbondanza è giusto e “trova come principale conferma proprio le parole di Pietro Fotia: ha ammesso in varie occasioni che le aziende sono loro, il che implica che sono state intestate fittiziamente a terzi. Pertanto il provvedimento è più che fondato, ed è tutto documentato”.
Un coinvolgimento, quello dei Fotia con la ‘ndrangheta, che i lavoratori hanno smentito con forza: “Sono tutti i giorni con noi nei cantieri – spiegavano – se il capo è il primo ad arrivare al lavoro e l’ultimo ad andarsene difficile che abbia materialmente il tempo di compiere reati mafiosi”. “I Fotia sono sempre con loro sui cantieri? E’ un’altra conferma dell’intestazione fittizia delle aziende – ribatte Abbondanza – perché i Fotia su quei cantieri non ci dovevano essere. E’ accaduto anche nella piattaforma Maersk, e a quanto pare l’autorità portuale non se ne è accorta”.
Giusto dunque, secondo il presidente della Casa della Legalità, bloccare il Fotia Group: “L’impresa mafiosa uccide l’economia legale, il libero mercato e il diritto al lavoro. I lavoratori dovrebbero essere i primi a denunciare che le imprese erano gestite dai Fotia; se poi una di queste veniva usata per riciclare denaro sporco, è normale che i Fotia fossero lì”. E Abbondanza punta il dito anche contro il fatto che Pietro Fotia abbia rassicurato i propri dipendenti: “Ha detto ai lavoratori ‘State tranquilli, penserò io a voi in tutti i sensi’. E dove li prende i soldi, con 10 milioni di beni bloccati? Ha dei fondi occulti?”.
E qui arriva l’appello ai lavoratori. “Quello che dovrebbero fare è chiedere agli Industriali, ai sindacati e al prefetto di farsi promotori nei confronti del governo di un’iniziativa che servirebbe a loro ma anche ad altri lavoratori di aziende nella stessa situazione, ossia far sì che i lavoratori delle aziende sequestrate per motivi di mafia vengano assorbiti dalle imprese sane. Non è vero che se non lavora il Fotia Group ci sono i disoccupati: i lavori vanno fatti comunque”. L’idea, dunque, è che debba esistere un meccanismo istituzionalizzato per ricollocare i lavoratori (“solo quelli puliti”, precisa Abbondanza) nelle imprese che subentreranno in quei cantieri.