Lettera al direttore

Roberto Nicolick racconta la sua odissea ferroviaria e il binomio “Scioperi e turismo”

Venerdì decido di prendermi un breve vacanza, parto nella mattinata di venerdì 13, per Firenze con l’intenzione di tornare a Savona il giorno 15.  All’andata tutto va liscio, ma i problemi si presentano al ritorno, incappo in uno sciopero del personale delle ferrovie dello stato. Come da mia prenotazione, il mio treno regionale partiva da Firenze Santa Maria Novella alle 17,28 e mi avrebbe permesso di salire sull’Intercity, a Pisa Centrale alle 19,03 arrivando alle 22 circa a Savona. Per meglio conoscere la situazione mi presento alla Stazione di Firenze S.M.N., dove una folla di viaggiatori attende in balia degli eventi una qualsiasi cosa che possa portarli a casa, gli altoparlanti a cadenza continua annunciano lo sciopero, la cancellazione di tutti i treni locali e si scusano per il disagio.

Una sparuta pattuglia di dipendenti delle Fs addetti all’assistenza dei passeggeri, cerca di fornire notizie, completamente inutili, a centinaia di passeggeri che con bagaglio al seguito, vagano da un binario all’altro nella speranza che un treno qualsiasi li riporti a casa. Questi ferrovieri con indosso dei giubbotti catarifrangenti gialli sono più che altro di supporto psicologico e basta. La gente è decisamente irritata, senza notizie certe, con il bagaglio da trasportare, al freddo e con la pioggia che inizia a cadere, stanno subendo un forte disagio inoltre, come in tutte le stazioni iniziano a girare loschi personaggi che cercano di trarre vantaggio da queste situazioni: borseggiatori, ladri e quant’altro che complicano ulteriormente la vita ai passeggeri.

Ogni tanto transita una pattuglia della polizia ferroviaria che con la sua presenza cerca di scoraggiare questi malintenzionati. L’altoparlante oltre a comunicare la cancellazione di quasi tutti i treni, sconsiglia di acquistare biglietti di viaggio da sconosciuti o articoli da venditori ambulanti e aggiunge che alcuni sottopassi di accesso alla stazione sono stati chiusi per arginare il fenomeno della vendita abusiva.

Mi viene detto che il mio treno regionale è stato cancellato, come tanti altri, ma il mio problema è che quel treno mi consentirebbe di raggiungere Pisa e da li partire alla volta di Savona. Devo, quindi, raggiungere con altri mezzi Pisa.

Apprendo che dal piazzale di Firenze S.M.N. sta per partire un bus autostradale diretto all’aeroporto di Pisa, ci salgo pagando 8 euro di biglietto, percorsi 80 km di distanza arrivo e risalgo su una navetta che mi porta alla stazione di Pisa, pago altri 2 euro di biglietto. I portici della piazza della stazione sono pieni di extracomunitari di decine di etnie diverse, che frequentano i locali pubblici e soprattutto si divertono in un esercizio dove si effettuano scommesse, sembra di essere di passaggio in un paese, anzi, in più paesi diversi dal nostro.

Entro alla stazione e cerco di prendere un caffè in un fast food annesso ad esso, noto che i tavolini sono tutti impegnati da moltissime badanti russe, ucraine e moldave. Anche l’uscita di emergenza è sbarrata da un divanetto dove sono accomodate comodamente quattro matrone dell’era post sovietica, impegnate a bere aranciata da un cartone e a conversare amabilmente. Questa uscita di emergenza è sprangata da un ferro bloccato da un lucchetto.

Finalmente alle 19 circa, con un ritardo di 20 minuti viene annunciato il treno intercity diretto a Ventimiglia. Ci salgo alle 19,25 e trovato posto, piombo nel sonno, alle 22,10 metto piede a Savona, grazie a Dio e a me stesso.

Questo sciopero dei ferrovieri ha veramente creato un grave disagio alla gente comune, ha tenuto lontano da casa gente che avrebbe avuto il pieno diritto di poter disporre della propria libertà di movimento, obbligandola a sostare per ore all’interno di stazioni ferroviarie, senza sapere cosa e come fare per tornare a casa propria. Fatta salva la libertà di sciopero, qui si è colpita una volta di più le persone comuni, quelle che non vogliono o che non possono usare l’auto, affrontando le spese che questo mezzo comporta.

A questo punto, non mi interessa conoscere le motivazioni di questo sciopero dei trasporti, una volta tanto voglio essere sordo anche io alle ragioni della gente come d’altra parte hanno fatto coloro che hanno scioperato.

 

Roberto Nicolick

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