Savona. “Siamo rimasti sdraiati a terra per almeno 40 minuti con i vetri del pullman rotti. Continuavano a sparare e intorno a me ho visto solo sangue e morte. Una delle due donne che sono state colpite e uccise stavano scendendo dal pullman. E’ stato davvero drammatico. In quei momenti non sapevamo che cosa fare e ho avuto paura di morire”, ha raccontato col terrore negli occhi Anna Pegorini, la dottoressa varazzina, in servizio all’Asl di Savona che ha vissuto in presa diretta il dramma dell’attentato al Museo del Bardo di Tunisi.
“Quando siamo arrivati nel parcheggio con il pullman siamo stati colti di sorpresa, ma non ho visto in faccia i terroristi. Sento ancora quei colpi di kalashnikov nelle orecchie. E’ stato davvero terribile. Continuavo a ripetere “sono viva sono viva, ce la devo fare” – continua il suo racconto da film dell’orrore – Mi tremavano le gambe, ero terrozzata e credevo che sotto quei colpi non sarei uscita viva. Poi sono saliti i poliziotti e solo in quel momento abbiamo capito che era tutto finito. Siamo stati accolti per diverse ore in una caserma e siamo stati scortati sulla nave dall’esercito solo quando il blitz era concluso. Sono stati momenti davvero interminabili per tutti. Per fortuna sono riuscita a chiamare a casa per tranquilizzare tutti. Se tornerò in vacanza? Al momento non lo so. Voglio solo tornare a casa. Ma mai dimenticherò quei cadaveri che ho visto a terra e tutto quel sangue intorno”, dice il medico appena sbarcata dalla Fascinosa attraccata all’alba al Palacrociere di Savona. E come lei, tutti comunque hanno detto di voler continuare a viaggiare perché si può essere ostaggi dei mitra, ma non della paura.
Una turista di Cogoleto che si trovava sullo stesso pullman diretto al Bardo ricorda quei drammatici momenti. La sua è una testimonianza davvero toccante: “Le guide ci avevano appena detto di lasciare le borse sul bus perché era sicuro. Pochi istanti dopo eravamo sotto attacco. Mai vista una cosa del genere. I proiettili s’infilavano nella lamiera del pullman. Se sono viva è davvero un miracolo. Non ho visto gli attentatori, ma quelle due povere donne che era cadute sotto i colpi sparati a distanza ravvicinata. Una scena difficile da dimenticare”.
Ha ancora il terrore negli occhi anche Elisabetta Ravera, una delle passeggere di Costa Fascinosa rimasta coinvolta nell’attentato davanti al museo tunisino: “Mi trovavo sul pullman quando un ragazzo di Roma ha urlato “stanno sparando, buttati giu” e così facendo mi ha salvato la vita”. Elisabetta racconta di essersi “buttata a terra, sentivo i colpi di kalashnikov venire sempre più vicini e ad un certo punto un colpo mi ha assordato”.
Un altro ragazzo di Viterbo ha ancora nella mente quello che è successo mercoledì. “Stavo scendendo con la nostra guida Houalid – racconta Massimo Zanarini – quando hanno cominciato a sparare. La donna dietro di me é morta, colpita alla gola. Io e Houalid abbiamo cominciato a correre, siamo entrati nel museo e loro ci hanno inseguito. Sentivo le raffiche poi l’esplosione di una granata. Ci siamo salvati perché abbiamo sfondato una porta sul retro e siamo usciti proprio davanti al posto di polizia della Camera dei deputati”. E mentre correva pensava a sua moglie Antilla ancora sul bus 27, bersaglio dagli uomini dell’Isis. Alla fine ha ringraziato Houalid “che non mi ha lasciato solo un attimo”.
Intanto all’ospedale Molinette di Torino è stata trasportata una turista ferita di cui non si era avuta notizia, Danila Pollara, 61 anni, impiegata di Moncalieri. Come ha raccontato il sindaco, Piero Fassino, la donna si é salvata perchè dopoo essere rimasta ferita è rimasta coperta “per molte ore” da due cadaveri. Di lei non si avevano notizie perché nelle fasi dell’attacco aveva perduto i documenti di identità.