Toirano. Un uomo molto prudente ed attento, che agiva praticamente sempre da solo. Questo il ritratto di Carmelo “Nino” Gullace tratteggiato dagli inquirenti dopo l’arresto, avvenuto questa mattina all’alba a Toirano, con l’accusa di usura.
Secondo quanto raccontato dai Carabinieri e dalla Dia, il 64enne si occupava di persona di incontrare gli imprenditori vittima di usura e di ritirare i soldi, evitando di dare istruzioni ai suoi collaboratori (persone che pure conosceva bene ed erano sotto la sua ala protettrice) ed evitando qualsiasi contatto telefonico. Aiuole, giardinetti, piazzole dell’autostrada: i posti scelti per gli incontri erano imprevedibili e sempre di un certo tipo, adatti a sorvegliare l’arrivo di eventuali “indesiderati”.
Una volta a contatto con le proprie vittime, poi, Gullace faceva leva sulla propria capacità di mettere in soggezione chi aveva di fronte. Un atteggiamento che portava gli imprenditori ad avere molto timore della sua figura, vuoi per la fama (è considerato personaggio legato alla cosca della ‘ndrangheta Raso-Gullace-Albanese), vuoi per i comportamenti adottati.
Per creare questo stato di terrore, infatti, l’uomo non esitava a proferire minacce (“Non costringermi a farti del male”) o a compiere gesti allusivi: in un caso si sarebbe recato a casa di una delle vittime quando sapeva essere presente nell’abitazione solo la figlia, un gesto che secondo gli investigatori celava una velata forma di minaccia. E la tattica funzionava: una delle vittime ha riferito di aver pensato di farla finita (“Non ho più voglia di vivere, mi butto sotto un ponte”) pur di sfuggire al “cappio” di Gullace. Che diventava sempre più stretto: si partiva da circa 50.000 euro per arrivare a centinaia di migliaia, con tassi che a volte sfioravano il 10%.
Un incubo, per alcuni, durato anni. E terminato questa mattina all’alba, quando il comandante del Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Savona, Francesco Bianco, si è avvicinato al finestrino della sua auto, mentre usciva di casa, per procedere all’arresto. Un epilogo, stando a quanto riferiscono gli inquirenti, inaspettato per Gullace che, vistosi circondato da cinque pattuglie, sarebbe sbiancato in volto, non potendo far altro che scendere dall’auto e accompagnare i militari in casa per la perquisizione.