Festa a metà

Alassio riabbraccia tre Campioni del Mondo 1982: “Qui vivemmo un ritiro fantastico” fotogallery

Dolci ricordi per Vierchowod, Bordon, Marini, e la moglie di Scirea; assenti però tutti gli altri componenti della spedizione Mundial

Alassio. “Quando giocavo nella Sampdoria venivo qui due o tre volte al mese, perché ero molto vicino. Non venivo da un po’ di tempo, oggi l’ho vista bella e pulita… E’ stato bello tornarci”. Parole al miele quelle che Pietro Vierchowod riserva ad Alassio, nel giorno in cui la città del Muretto riabbraccia i campioni del mondo del 1982, a 33 anni da quello storico ritiro a Puerta del Sol che lanciò il gruppo azzurro verso la conquista del Mundial.

Un abbraccio in realtà riuscito solo a metà: di quei campioni del mondo, purtroppo, ne sono arrivati ben pochi. Oltre a Vierchowod, che però in quel mondiale non scese in campo per via di un infortunio alla caviglia, c’erano il portiere Ivano Bordon (anche per lui 0 presenze, era il vice di Zoff) ed il centrocampista Gianpiero Marini, unico dei tre ad aver giocato in quel mondiale (2 presenze da titolare nel primo turno e 3 da subentrante nelle fasi successive).

Dei giocatori che conquistarono sul campo quella coppa (la formazione della finale era Zoff, Collovati, Scirea, Gentile, Cabrini, Oriali, Bergomi, Tardelli, Conti, Graziani e Rossi; subentranti Causio e Altobelli) ad Alassio, purtroppo, non era presente nessuno. E se il caso del compianto Scirea fa eccezione (per lui comunque c’era la moglie Mariella), l’assenza degli altri, pur motivata dall’impegno della Nazionale in Bulgaria (chi nello staff, chi come commentatore tv), ha un po’ tolto fascino a quella che doveva essere una festosa reunion. Al loro posto altri grandi nomi del calcio come Roberto Bettega (assente al Mundial ’82 per infortunio).

Chi c’è, comunque, fa sentire tutto il proprio affetto per la città del Muretto, e apre il libro dei ricordi. “Il ritiro è stato importantissimo, come dovrebbe essere ogni ritiro premondiale – racconta Bordon – ma in particolare abbiamo vissuto benissimo perché eravamo non dico coccolati, ma avevamo tutto. E poi un posto isolato come Puerta del Sol ha reso ottima la nostra preparazione: anche questo ha fatto sì che poi raggiungessimo il traguardo della vittoria mondiale”.

Sulla stessa lunghezza d’onda Vierchowod: “Del ritiro mi ricordo che eravamo ‘in ritiro’, non come adesso… eravamo chiusi in quell’hotel, ci portavano fuori coi pulmini a fare allenamento e ci riportavano indietro, nessuno si poteva avvicinare. Però un ritiro premondiale può anche essere giusto in quel modo”.

Un ritiro “blindato” molto diverso da quello brasiliano del mondiale 2014, che la scorsa estate generò molte polemiche per il clima ritenuto eccessivamente “vacanziero”. E se Vierchowod non si sbilancia (“Non c’ero”), Bordon ammette che il dettaglio può aver influito sul flop azzurro: “Sicuramente il ritiro è molto importante, perché dovrebbe essere isolato, non devi avere molta gente che ti disturba. I tifosi non disturbano mai, però purtroppo l’affetto tante volte può essere deleterio… Sicuramente anche quello può aver influito in Brasile, però si dice sempre col senno del poi”.

La chiusura è per il tema “oriundi”. Tra i 22 eroi del 1982 non ce n’erano: anche Vierchowod, il cui padre era un soldato ucraino rimasto in italia dopo la seconda Guerra Mondiale, era nato e cresciuto a Calcinate. Nel calcio moderno, invece, la polemica sugli oriundi tiene banco (l’ultimo caso le convocazioni del sampdoriano Eder e di Vazquez da parte del ct Conte). Su questo aspetto Bordon è categorico: “Ci sono dei regolamenti, delle leggi, e quindi se uno non esce dal legale è giusto che abbia le proprie idee e faccia quello che vuole. L’importante è che rimanga all’interno delle leggi”.

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