Movida?

Alassio, Fabio Lucchini analizza la situazione del turismo: “Senza promozione imprenditoria condannata”

"Il Comune non promuove il turismo in maniera strutturata. Ciò porta l'imprenditoria della città al suicidio"

Muretto di Alassio

Alassio. “Prendo spunto da quest’ultimo allarme sul degrado dello storico Muretto alassino, una di quelle pensate semplici quanto geniali del compianto maestro Mario Berrino che all’improvviso suscita apprensione nell’amministrazione Canepa e quasi per caso si accorge dello stato in cui versa, soggetto ad atti vandalici, apposizione di piastrelle illegittime e vetustà, dichiarandosi pronta a rimediare, per fare qualche sommessa quanto convinta riflessione da figlio di albergatore, cresciuto in gioventù in mezzo a tutte le problematiche del settore”.

Parte dal simbolo di Alassio l’excursus sul turismo di Fabio Lucchini, ex consigliere capogruppo di Forza Italia nel consiglio comunale della cittadina riverasca.

“Mi domando da tempo – si chiede Lucchini – quale possa essere la maniera giusta per promuovere il turismo, che indiscutibilmente è la vocazione della nostra città e sono arrivato alla convinzione che ciò che si fa oggi nel merito è insufficiente e questa inadeguatezza sta dando i suoi frutti, facendo emergere ora più che mai, anche in virtù della crisi ancora in atto che sta mietendo tante attività, a partire da negozi, locali di intrattenimento, attività di ristoro e non ultimi gli alberghi, la necessità di dare una svolta sistematica nell’affrontare il problema. Una città come la nostra ritengo abbia una sola via per promuovere in maniera incisiva e concreta la propria appetibilità sul mercato internazionale delle vacanze: portare alto il ‘marchio’ Alassio, promuovendo come fu nel passato uno stile, una maniera di fare vacanza, che qualcuno definì proprio lo ‘stile Alassio'”.

Prosegue Lucchini: “I locali ideati e gestiti da imprenditori che allora segnarono un’epoca in positivo con la crescita anche a livello mondano del prestigio di Alassio nel Jet-Set internazionale, capaci, con mezzi da investire che oggi il privato non ha più, locali come ‘La Capannina’ di Michele Mangia, la ‘Villa Romana’ di Beppe Bottiroli, il ‘Caffè Concerto Balzola’ di Rinaldo Balzola, il ‘Caffè Roma – Roof Garden’ di Mario Berrino, la ‘Suerte’ di Nanni Banchio o il Boccaccio’ di Franco Ferrando, hanno con grande anticipo realizzato quella fascinosa atmosfera avvolgente, regina dell’intrattenimento, quella che oggi in molti chiamano la ‘Movida’, con qualità, semplicità e incisività, per integrare l’offerta turistica di alberghi, ristoranti, bar e negozi, alla sabbia chiara e fine, al mare del nostro golfo e alle bellezze dell’entroterra. Per fare questo non ci si può attendere che siano solo gli imprenditori privati a muoversi, già vessati e alle prese con mille problemi da affrontare, ma deve essere l’amministrazione comunale con il suo ufficio turismo, al quale allocare innanzitutto fondi sufficienti e non briciole se comparate con quanto anche in quest’ultimo anno è stato assegnato ai servizi sociali, a organizzare la promozione in maniera moderna, ma soprattutto là dove i possibili turisti si trovano e vanno convinti che la nostra città sia una metà da prendere in seria considerazione. E’ molto più semplice fare come qualcuno che sostiene, che la nostra città sia ormai decotta, senza sufficiente appetibilità ‘buona’ solo per i soliti habitué: personalmente non sono d’accordo, ritengo che con la messa in campo delle opportune strategie organizzative e commerciali si possa ancora giocare una partita e vincerla, ma certo non con il metodo qualunquista del ‘ tantal’è’ o del ‘maniman'”.

Per l’esponente di centro-destra i conti non tornano: “Perché se è vero che siamo circa 10 mila anime e assegniamo, mi viene riferito, circa 2,1 milioni di euro per il sociale, viene spontaneo comparare la nostra situazione con quella del vicino Comune di Albenga che a fronte di una popolazione di circa 24 mila anime (una volta e mezza in più) i fondi relativi sarebbero assai minori. Non è con l’assistenza sociale che si risolvono i problemi di tante famiglie, ancorché ad Alassio, città che viene dipinta come una enclave ‘borghese’, per cui tutti questi soldi destinati ai servizi sociali, si fa una certa fatica a capire dove poi vadano a finire o se piuttosto servano per ingraziarsi la simpatia o il voto di una parte di cittadini … ma questo è solo un particolare, uno spaccato del modo di amministrare degli 20 anni, dove l’assistenzialismo prevale rispetto alla promozione del Turismo, un po’ come avviene a Genova a livelli alti nei palazzi della stessa Regione, amministrata dal centro-sinistra e in particolare dal Pd”.

Il turismo è tutto: “Una città come Alassio che deve vivere e vive di turismo non può non mettere a bilancio una spesa congrua per la promozione turistica, anche se un capitolo di spesa di questo genere non piace ai politici perché come la fognatura o l’acquedotto risultano opere sotterranee e quindi poco visibili alla platea dei cittadini e quindi con minor riscontro politico-elettorale ancor meno di un marciapiede, il riscontro indiretto lo si ha nei fatturati delle varie attività e se il resto del mondo va meno bene questa è già una cartina tornasole della bontà dell’investimento. La promozione del ‘marchio Alassio’, è forse una delle poche cose che l’amministrazione comunale, a differenza delle categorie economiche che spesso si muovono in maniera non sincronizzata, potrebbe realizzare con una ‘task-force’ residente negli uffici dell’assessorato al turismo, uno staff composto da alcune persone con ottima padronanza delle lingue inglese, francese, tedesco, russo, destinato a spostarsi in occasione delle grandi Fiere europee, attrezzati con materiale pubblicitario adeguatamente e strategicamente realizzato tra cui un filmato da far girare su maxi schermo nelle lingue più diffuse o in inglese e sottotitolato, come quella dei fiori, giusto per fare un esempio, di Essen in Germania, una città di circa 570 mila persone nel cuore della Ruhr, capitale della siderurgia tedesca, dove si recano per esporre e confrontarsi con il mercato internazionale i nostri abili floricoltori e coltivatori di piantine aromatiche, che tanto successo riscontrano all’estero”.

“Volete dire – prosegue Lucchini – che almeno un migliaio inizialmente, anche uno solo, di cittadini di questa operosa località non sarebbe attratto dalla bellezza del nostro golfo, dalla spiaggia di sabbia finissima, dalla Baia del Sole, dalla buona cucina nostrana, dalle specialità liguri? Io credo di si, se saremo in grado di presentare a dovere le nostre peculiarità, se sapremo coinvolgere adeguatamente, in maniera direi scientifica, il nostro turista tipo, convincendolo che noi siamo in grado di fargli trascorrere una vacanza di qualità che lo spingerà anche a tornare, perché noi ci aspettiamo di rivederlo in città, dove si deve sentire di casa. Vi sono a livello europeo molte altre occasioni di incontro con un pubblico di possibili turisti, non per caso, poiché all’estero e soprattutto nella mittel-Europa anche le vacanze vengono spesso pianificate come un investimento dove il tempo, la qualità, il costo e il beneficio non sono concetti astrusi, ma concorrenti per una scelta oculata e non last-minute, ancora oggi”.

La conclusione è negativa: “Una città come Alassio, oggi, con molta umiltà, dovrebbe prendere coscienza di non saper più fare turismo, di essersi adagiata sugli allori dei gloriosi tempi passati, di aver permesso che un pesante gap si generasse tra il metodo adottato e l’offerta, rispetto allo standard ora in auge a livello internazionale. Se si vuole veramente promuovere uno sviluppo bisogna innanzitutto cercare di capire chi non viene e il perché, utilizzare tutta una metodologia di analisi e indagine dettagliata per comprendere chi viene e da dove, quali sono i gusti della clientela, dove si dirigono i consumi, le mode: in una città che vive di Turismo in cui nessuno anche delle formazioni politiche del passato, dei vari schieramenti con le varie alleanze, si è mai reso conto che gestire la nostra città è l’equivalente di gestire un’industria, le responsabilità sono forti e il conto da pagare è carissimo, specie per chi di questa colpevole inerzia non ha responsabilità: vi immaginereste la Fiat, particolarmente oggi, nell’era Marchionne, lanciare sul mercato un nuovo modello di vettura senza un’attenta analisi di mercato ? Certo che no”.

Eppure qualcuno ci ha provato: “Alcuni tentativi, direi quasi eroici, si sono realizzati grazie all’associazione albergatori e ad alcuni imprenditori locali di buona volontà appartenenti a vari settori economici verso il mercato russo e proprio ora che da qualche anno iniziavano a vedersi i primi riscontri positivi, sono sorti problemi sia di carattere politico sia economico proprio in Russia e questo certo, purtroppo, allenterà la crescita delle presenze provenienti da quelle aree, mentre la concorrenza ci sta sbranando, perché il mercato turistico “ non dorme mai “ ma è in continua evoluzione. Il metodo è ormai indispensabile per portare avanti qualsiasi progetto, l’approssimazione come l’improvvisazione devono essere bandite, bisogna incaricare un’azienda specializzata nel settore, possibilmente non locale ma con una overview nazionale e internazionale, che guidi la raccolta delle informazioni per poi poterle elaborare e analizzare, per la definizione delle strategie future su dove e come andare a caccia di nuovi clienti. Questo io ritengo non sia mai stato fatto in maniera adeguata e questa è una delle principali ragioni per cui da qualche tempo, si assiste a un continuo calo di presenze e ora, con l’avvicinarsi della Pasqua, non sono pochi gli albergatori grandi e meno grandi che vedono il registro del booking desolatamente vuoto di prenotazioni”.

Le “cause” sono diverse: “Non tutto si può addebitare alla crisi, molte delle responsabilità sono da attribuire alla negligenza di chi ha amministrato gongolandosi sugli allori passati, non comprendendo l’importanza di mantenere aggiornata l’offerta adeguandola ai nuovi standard, a volte si fa prima a fare beneficienza con i soldi altrui che faticare a costruire un metodo adeguato ad affrontare le nuove sfide che la società ci riserva costantemente. Una volta si andava al WTM – Il World Travel Market di Londra, lancia in resta con la sponsorizzazione delle Banche locali, dell’Assessorato al Turismo e degli Albergatori , e oggi? Solo il Comune con grande sforzo e prova di volontà può farcela”.

Bando al pessimismo: “Questo non è disfattismo, come qualcuno sarebbe pronto a giudicare, ma un ennesimo grido d’allarme perché chi ha le redini della città, anziché preoccuparsi di un ‘non’ problema come le registrazioni dei Consigli comunali, benefit conquistato e ormai irrinunciabile per i cittadini in ossequio alla necessità di trasparenza amministrativa e dell’informazione politica, prenda piuttosto atto di questa ineluttabile necessità di adeguamento delle strategie sul turismo, provvedendo al più presto a prendere le contromisure necessarie, perché se un tempo la nostra città arrivava nel pienone agostale a 70 / 80 mila presenze, che oggi si sono notevolmente ridotte, sono certo non sarebbe difficile, con una spesa in fondo sostenibile ed una indispensabile analisi mirata sui periodi più comuni in cui gli stranieri scelgono di fare vacanza dato che hanno l’abitudine di spalmarle su vari mesi dell’anno, recuperare qualche decina di migliaia di presenze all’anno nella sola Europa, cosa che permetterebbe di evitare che alcuni alberghi decidano di chiudere a cavallo del periodo invernale, che negozi tirino giù definitivamente la serranda, che i lavoratori dell’indotto turistico possano trovare con maggiore facilità un impiego, più stabile anche nel tempo, e quindi generare un circolo virtuoso, che riporti la città al suo antico splendore, con una numerosa squadra di giardinieri anziché installare aiuole minimaliste con finto prato e ghiaietto, vere ‘nature morte’, frutto di una provata incapacità intellettuale a strutturare soluzioni di qualità proiettate nel futuro e non solo d’opportunità al presente. E non si dica, al solito, che i soldi non ci sono, perché si possono trovare”.

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