Primo flop del “tavolo tecnico” tra l’azienda e i tre ministeri di Ambiente, Salute e Sviluppo Economico. Una fumata grigia che getta ancora ombre sul futuro della centrale a carbone di Vado Ligure. E’ quanto è emerso oggi pomeriggio nell’atteso vertice romano su Tirreno Power.
Da parte del Governo non è ancora arrivata una risposta definitiva su un possibile percorso per garantire gli interventi di ristrutturazione e una ripresa della produzione nel rispetto delle norme ambientali e della salute.
Tutto ancora in stand by, anche se qualche piccolo passo in avanti lo si è fatto, entrando nei dettagli tecnici. Tuttavia l’azienda ha ribadito che i quattro punti richiesti (copertura del carbonile; prescrizioni dalla disponibilità degli impianti; durata dell’Aia estesa a 16 anni e l’avviamento a olio combustibile) devono trovare una soluzione unitaria e questo anche in relazione al rigore imposto dalla nuova AIA: garanzie, quindi, sul fronte degli iter amministrativi e autorizzativi, fermo restando che rimane ancora il sequestro giudiziario in atto.
Qualche piccolo spiraglio e apertura da parte del Governo a trovare il giusto equilibrio sembra emerso, ma al termine del tavolo non c’è stata nessuna riconvocazione e per il 15 marzo c’è la prima scadenza imposta sulla realizzazione del parco carbonile, il cui nuovo iter di approvazione è stato di fatto sospeso. Per l’azienda una norma inapplicabile e se non ci saranno le opportune modifiche ci sarà una conseguente violazione, che potrebbe comportare la chiusura dell’impianto.
E intanto, sulla nuova AIA, l’ufficio legale ha depositato il ricorso al Tribunale amministrativo regionale. Il documento è stato presentato al Tar del Lazio nei giorni scorsi, entro i 60 giorni previsti dalla legge.