Cronaca

Savona, papà “violento” condannato a risarcire il figlio: gli ha negato il “diritto alla famiglia”

Savona Tribunale

Savona. Un risarcimento da 18 mila euro per aver negato al figlio il “diritto alla famiglia”. E’ la condanna inflitta ad un papà savonese dal tribunale di Savona che ha accolto il ricorso presentato dalla mamma del piccolo.

La sentenza, emessa dal giudice della sezione civile Cristina Tabacchi, è arrivata nei giorni scorsi dopo che il caso era stato discusso ad ottobre. La tesi sostenuta dall’avvocato Marco Bertolino, il legale della donna (oggi esercente della potestà e affidataria esclusiva del figlio) è che a causa dei comportamenti del padre il bimbo abbia trascorso un’infanzia poco serena, nella quale i suoi diritti di minore sono stati violati.

Di qui la decisione di rivolgersi al giudice che ha condannato l’ex marito della signora al pagamento del risarcimento danni. Una scelta che ha tenuto conto di diversi fattori: in primo luogo è stato dimostrato che durante gli anni di convivenza (l’uomo si era allontanato definitivamente dalla casa coniugale nel 2011) il papà fu protagonista di ripetuti episodi di violenza a danno della moglie tali da creare un “clima intollerabile anche per il figlio”.

Il giudice ha anche valutato “l’inadeguatezza del comportamento paterno” provata dal provvedimento del tribunale per i minori di Genova che, nel giugno 2012, aveva dichiarato decaduta la patria potestà dell’uomo. Infine il tribunale ha valutato anche il comportamento processuale del papà che “non ha ritenuto necessario costituirsi per difendersi da accuse di una tale gravità”.

Sulla base di questi elementi il giudice Tabacchi ha ritenuto che sussistesse “una grave violazione dei diritti del minore, sia per la lesione della propria integrità fisica (in un caso il papà aveva colpito anche il piccolo, ndr), sia per la violazione dell’obbligo al mantenimento”, ma soprattutto per la “lesione al diritto, proprio di ogni minore, di ricevere da ciascuno dei genitori cura, sostegno ed assistenza, oltre al diritto di crescere in un ambiente idoneo e sereno”.

Fattori che hanno provocato un “inevitabile peggioramento nella qualità della vita del bambino”, anche in ragione “delle violenze subite dalla madre, delle difficoltà legate alla soddisfazione di esigenze primarie quali cibo, l’abitazione e istruzione”.

Un danno che, sulla base dell’importo fissato dal tribunale per i minori per il mantenimento del figlio, è stato calcolato in 250 euro mensili. Calcolando di applicare il risarcimento all’arco temporale che va dalla nascita del piccolo (nel 2006) fino al momento del decadimento della patria potestà il tribunale è arrivato a quantificarlo in un totale di diciottomila euro.

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