Testamento impugnato

L’eredità del cavalier Pasquale Balzola finisce davanti al giudice

L'ex moglie del "papà" dei baci di Alassio ha avviato un'azione di riduzione per vedersi riconoscere la parte di patrimonio che le spetta per legge

Alassio. Testamento impugnato e l’eredità del “papà” dei baci di Alassio finisce in tribunale. A promuovere la causa è l’ex moglie del cavalier Pasquale Balzola, scomparso il 2 gennaio del 2013, che essendo stata completamente esclusa dalle disposizioni testamentarie, ha avviato un’azione di riduzione per vedersi riconoscere la quota di patrimonio spettante.

La signora Laura Bagnoli, infatti, non essendo divorziata, ma solo separata dal cavalier Balzola, in qualità di coniuge aveva diritto ad una parte (per la precisione ad un quarto) dell’eredità del marito. E invece il testatore ha distribuito il suo patrimonio (del valore complessivo di circa 20 milioni di euro) tra la sua seconda compagna, Marisa Brunengo, con la quale ha convissuto negli ultimi trent’anni, e tra i suoi quattro figli: Rinaldo e Valentina, avuti dalla prima moglie, e quelli nati dalla successiva relazione, Carlomaria e Maria Teresa.

Secondo quanto contestato dall’ex moglie, ma anche dai suoi due figli, che infatti si sono “associati” all’azione di riduzione contro i due fratelli e la seconda compagna del padre, il patrimonio del cavalier Balzola non sarebbe stato assegnato rispettando le quote di legittima (la parte di eredità che per legge è riservata al coniuge e ai figli).

Il testamento pubblico, rogato il 23 dicembre del 2011, assegnava alla compagna la casa di Alassio nella quale vivevano e le disponibilità mobiliari di conti, investimenti e depositi bancari (beni di un valore complessivo di circa quattro milioni di euro), al figlio Carlomaria l’azienda di famiglia, la “Balzola Rinaldo s.a.s di Balzola Pasquale” (poi trasformata in “Balzola Srl”) e tutti i beni ad essa collegati per un valore che si aggirerebbe intorno agli otto milioni di euro. Agli altri tre figli, Valentina, Maria Teresa e Rinaldo, sono invece stati destinati gli altri immobili per un valore di circa un milione e seicentomila euro per ciascuno.

Una divisione che risulta essere sbilanciata a favore della signora Brunengo e di Carlomaria Balzola: la legge infatti stabilisce che il 50 percento del patrimonio vada ai figli, il 25 al coniuge e il restante quarto sia la quota disponibile che il testatore può assegnare a suo piacimento. Alla luce della sproporzione nelle assegnazioni, ma soprattutto del fatto che è stata totalmente pretermessa dal testamento, la signora Bagnoli si è rivolta ad un legale (l’avvocato Vincenzo Savastano) per avviare l’azione di riduzione alla quale hanno poi aderito, con l’assistenza dell’avvocato Gianluca Gandalini, anche i suoi figli Rinaldo e Valentina.

La tesi sostenuta dai legali è che la divisione disposta dal testatore sia da considerarsi “nulla” e, di conseguenza, si chiede al tribunale che vengano riconosciute le quote ereditarie dovute. A rendere ancora più complessa questa situazione, che di per sé sarebbe già abbastanza intricata, c’è anche un esposto per appropriazione indebita presentato in Procura nell’ottobre 2014 sempre dall’ex moglie del cavalier Balzola e dai figli Rinaldo e Valentina. All’appello mancherebbero infatti diversi oggetti di valore, in particolare gioielli, orologi, ma anche contanti, che erano custoditi nelle casseforti dell’abitazione e dello studio dell’imprenditore alassino. Beni che, secondo l’esposto, erano nelle disponibilità della compagna di Pasquale Balzola e degli altri due figli, ma che nel corso dell’inventario effettuato a luglio e settembre del 2014, alla presenza di un notaio, non sarebbero stati trovati. Sotto la lente d’ingrandimento degli avvocati che tutelano la signora Bagnoli e i figli sono finiti anche diversi conti correnti ed investimenti che sarebbero stati chiusi e svuotati nei mesi precedenti ed in quelli immediatamente successivi alla scomparsa del cavalier Balzola. Patrimonio che quindi, sempre secondo i promotori dell’azione di riduzione, va inserito nell’asse ereditario.

A mettere la parola fine sulla disputa, salvo che non vada a buon fine la negoziazione tra le parti (finora senza esito), ci penserà il tribunale. Il 5 giugno è stata fissata la prima udienza davanti al giudice.

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