Cura a casa dei disabili, Melgrati contro Rambaudi: “Sua delibera invece di nostra legge? Un palliativo”

Marco Melgrati

Liguria. L’assessore Lorena Rambaudi in relazione alla proposta di legge presentata dal Gruppo di Forza Italia in Consiglio Regionale dall’oggetto: “Disciplina per la vita indipendente e autodeterminata di persone con handicap grave” ha fatto pervenire al promotore dell’iniziativa legislativa, il Capogruppo di FI Marco Melgrati, una nota sul tema dell’assistenza e cura dei disabili gravi.

Lo fa sapere lo stesso Marco Melgrati che annuncia di aver a sua volta risposto all’Assessore e spiega: “Nella lettera l’assessore Rambaudi scrive che ha esaminato con attenzione la Nostra proposta di legge e ne condivide per la quasi totalità i contenuti. Con questa lettera l’assessore Rambaudi ci propone ‘una collaborazione al fine di migliorare gli atti amministrativi in elaborazione’, chiedendoci di ‘rinunciare al disegno di legge che per problema di metodo e non di merito mi porterebbe ad una posizione contraria e dare evidenza dei modi che riterremo opportuni della collaborazione fra Giunta e Consiglio nella sua interezza’. Peccato che nel frattempo la Magistratura Giudicante, con le sentenze del Tribunale di Ascoli e del Tar del Piemonte, hanno finalmente chiarito concetti e diritti che noi ben conoscevamo, calpestati fino ad ora, in relazione all’assistenza domiciliare indiretta a disabili gravi, e il diritto ad essere curati a casa ed assistiti da famigliari (i cosiddetti caregiver)”.

“Per parte nostra – prosegue l’ex sindaco di Alassio – la risposta negativa alla proposta della Rambaudi è conseguenza di una serie di confronti con le associazioni di riferimento e con i familiari delle persone disabili, sempre in prima linea con grandi difficoltà anche economiche e mai sostenuti dalla Giunta Burlando, che hanno definito inaccettabile qualsiasi forma di mediazione. Ci sono sentenze che riconoscono determinati diritti di assistenza che oggi sono stati per esigenze di bilancio regionale del tutto trascurati”.

Infatti la sentenza del Tribunale di Ascoli sancisce finalmente che si può assumere un familiare come assistente mentre le sentenza del Tar Piemonte fa chiarezza sull’esigibilità del diritto e sulla quota a carico del fondo sanitario anche per quello che concerne le prestazioni da badante: “In soldoni – precisa il capogruppo di Forza Italia – sembrerebbe che chi aveva diritto al L.E.A (livello essenziale di assistenza) era solo chi era ricoverato, ora si può pretendere il L.E.A. anche se si è a casa. Così mentre i Comuni devono recuperare le risorse dal Fondo Sociale, la Regione deve trovare i soldi nel Fondo Sanitario. Infatti non tutti sanno che mentre la persona ricoverata ha diritto al L.e.a. (livello essenziale di assistenza) perche’ assistito da personale infermieristico, colui che sta a casa non poteva vederselo riconosciuto. In pratica la persona assistita in Rsa o in Rsd è a carico del Fondo Sanitario Nazionale, mentre chi è a casa è a carico del Fondo Sociale che però non ha più risorse a disposizione”.

“Invece la Regione deve recuperare i soldi dal Fondo Sanitario regionale. La questione è che le delibere regionali per l’assistenza indiretta in Liguria, la n° 862 del 15/07/2011 e la n° 226 del 1 marzo 2013, prevedono l’erogazione degli assegni di cura per chi deve provvedere all’assunzione di un assistente familiare e riconoscono un contributo forfettario ai familiari che si occupano direttamente delle persone affette da patologie o da handicap invalidanti e da non autosufficienza, qualsiasi sia la loro età (compresi i minorenni), a valere sul comparto assistenziale e quindi sono legate alla disponibilità finanziaria, insufficiente, di questa voce di bilancio; in poche parole non hanno mai i soldi, mentre la sentenza del Tar Piemonte è assolutamente chiara, e dirotta questi LEA a carico del fondo sanitario nazionale. La Regione è quindi è obbligata a trovare i finanziamenti”.

“In ogni caso ricordiamoci che le spese Regionali saranno notevolmente ridotte con l’assistenza indiretta, rispetto per esempio a ricoveri “forzati” in strutture convenzionate (magari gestite da cooperative “amiche”), quindi non ci sono più scusanti. Come acclarato un disabile o un anziano non autosufficiente in RSA o RSD costa alla comunità non meno 270 euro al giorno cioè circa 99 mila euro all’anno per non parlare dei disabili cosiddetti gravissimi il cui costo in struttura supera i 500 euro giornalieri. Si tratta di diritti che non possono essere negati, nemmeno col pretesto delle ristrettezze di bilancio o del risanamento del debito sanitario. Se la Regione non ha le risorse, le chieda al Governo. L’assessore si adoperi per approvare al più presto la proposta di Legge presentata dal gruppo di Forza Italia. La Sua proposta di mediazione è irricevibile”, conclude Melgrati.

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