Ciclo dell’acqua, si lavora all’ipotesi di un sub-ambito per il ponente savonese: “Costi più bassi e maggiori tutele per gli utenti”

depuratore ceriale borghetto

Borghetto. Un sub-ambito che riunisca i comuni del ponente savonese da Borgio a Laigueglia per “offrire una maggiore tutela agli utenti, avere tariffe più convenienti e garantire un servizio migliore per i cittadini”. E’ questa l’ipotesi a cui stanno lavorando la Servizi Ambientali (la società a partecipazione pubblica che gestisce il depuratore consortile di Borghetto), la Sca (che gestisce il ciclo dell’acqua di Alassio, Laigueglia e Villanova d’Albenga), i Comuni della pianura ingauna e quelli di Alassio e Laigueglia.

Una prima riunione in questo senso (a cui hanno partecipato i Comuni di Loano, Borghetto, Boissano, Alassio, Laigueglia, Albenga, Sca e Servizi Ambientali) si è tenuta a dicembre, mentre un’altra è prevista per la prossima settimana.

L’obiettivo è duplice: da un lato gestire al meglio il collegamento della rete fognaria di Albenga e del suo comprensorio alla struttura delle ex cave di località Cappellotti (e in futuro eventualmente anche quello di Laigueglia e Alassio), dall’altro confrontarsi in modo compatto con la Regione e la Provincia di Savona per quanto riguarda il gestore unico del ciclo dell’acqua.

La necessità di “staccarsi” dall’ambito unico che è nei piani già da qualche anno e che dovrebbe corrispondere alla parte rivierasca della provincia (la Valbormida farà Ato a sé) nasce dall’analisi di un dato che ha un peso specifico rilevante, cioè la quantità dei reflui da depurare.

“Dal punto di vista degli abitanti equivalenti – spiega il presidente di Servizi Ambientali Mario Baucia – la parte di provincia che va da Borgio a Laigueglia ha in estate più abitanti di Firenze. Che per di più sono sparpagliati in un territorio che è ‘lungo’ e ‘schiacciato’. Restare in un ambito unico potrebbe avere serie ripercussioni sui costi di depurazione; al contrario, costituire un sub-ambito permetterà di avere cifre più convenienti dal punto di vista delle spese e offrire anche un servizio migliore e maggiori tutele ai cittadini”.

In questo caso, a incidere grandemente sui costi di depurazione dell’ambito unico sarebbero anche le spese per la ristrutturazione del depuratore di Savona, che ha ormai qualche anno di vita e necessità di interventi di manutenzione e adeguamento alle ultime tecnologie, cioè quelle che caratterizzano il depuratore borghettino.

Senza contare il costo aggiuntivo dovuto alla depurazione delle acque bianche: nella gran parte del territorio le tubature che raccolgono e dovrebbero smaltire a mare le acque piovane o provenienti dai crinali dei bacini idrici confluiscono nella rete fognaria, andando ad aumentare il volume dei reflui che affluisce al depuratore di Borghetto. Aumentando la massa di acqua da depurare (cosa che non è neppure necessaria nel caso delle acque bianche) aumentano anche i costi di gestione. Ai quali si aggiungono controindicazioni di tipo tecnico: mischiandosi alle acque “pulite”, i reflui si diluiscono e ciò incide sul funzionamento dei tappeti di batteri del depuratore che si occupano proprio di fagocitare gli inquinanti. In questo senso, la Servizi Ambientali ha già convocato un tavolo tecnico tra i Comuni di Loano, Borghetto e Boissano per elaborare una linea di risanamento strutturale e porre rimedio al problema.

Per poter parlare di sub-ambito, comunque, sarà necessario che prima vengano ultimati alcuni passaggi. Il primo e più importante è il collegamento di Albenga al depuratore di Borghetto, ipotesi ventilata per anni e che dalla fine dell’anno scorso è più di una semplice eventualità in virtù di un finanziamento da quattro milioni di euro già stanziato e un protocollo di intesa con il Comune di Albenga già sottoscritto.

Tale progetto si articolerà in tre fasi. La prima prevede immediatamente il collegamento della parte di levante della città ingauna, che corrisponde a circa il 70 per cento del “totale” del territorio. La seconda fase prevede il collettamento della parte restante di Albenga e del suo entroterra. La terza e ultima fase, infine, il collegamento di Alassio e Laigueglia.

Ovviamente perché il comprensorio ingauno possa collegarsi occorrerà potenziare l’attuale struttura del depuratore borghettino: la realizzazione di una seconda vasca, quella che dovrebbe accogliere i reflui di Pietra Ligure e Borgio Verezzi e del comprensorio del Maremola, è già in cantiere. Questa in un futuro dovrebbe essere sufficiente a contenere anche i reflui del primo 70 per cento del territorio ingauno, ma qualora il numero di abitanti da servire dovesse aumentare ancora ovviamente sarà necessario un ulteriore ampliamento.

La norma europea prevede che entro la fine dell’anno tutti i Comuni debbano essere collegati ad una struttura di depurazione o che comunque sia già partito un progetto rivolto in questa direzione. L’infrazione che punisce le realtà che non hanno adempiuto è già partita, anche se non sono ancora state definite le modalità di “pagamento”.

Anche per questo motivo nei mesi scorso il direttore generale di Servizi Ambientali Giovanni Paolo Paganelli e la società avevano “teso la mano” all’albenganese proponendo che il comprensorio si collegasse soltanto in via temporanea, soltanto per quattro o cinque anni, in attesa che partisse il progetto del depuratore ingauno.

Ciò sarebbe stato possibile sfruttando le tubature che collegano Ceriale a Borghetto: la condotta che porta i reflui da Ceriale ha una capacità idrica residua, cioè non viene sfruttato al massimo della sua portata. Questo e l’altro tubo che dal depuratore avrebbe dovuto riportare a Ceriale le acque ripulite ad uso agricolo sarebbero potuti essere utilizzati per convogliare i reflui ingauni fino alla struttura di Borghetto. I costi sarebbero molto inferiori ai 61 milioni del progetto per il collettamento definitivo e si aggirerebbero intorno agli 8 milioni. Ma anche questo progetto resta in stand-by.

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