Economia

A Ceriale Striscia la Bolkestein, balneari in rivolta: “Aste darebbero spazio a multinazionali e malaffare” fotogallery

Ceriale. “Continua ad essere una situazione assurda, in cui non abbiamo risposte concrete. Ad oggi le risposte non ci sono: speriamo che con l’arrivo di Striscia possa uscire qualcosa di positivo dal governo, che finora ha fatto solo tante promesse ma non ha detto nulla di concreto”. Sono tanti, e sono arrabbiati: i balneari si sono radunati in massa a Ceriale per l’arrivo di Striscia la Notizia, questa mattina alle 10 ai Bagni Ceriale.

Tema del servizio di Capitan Ventosa e del celebre tg satirico, manco a dirlo, la protesta per la direttiva Bolkestein e le aste ormai imminenti. Un disagio che in Liguria riguarda 3000 famiglie di balneari: “Facciamo un appello al governo italiano – dicono a gran voce i presenti – vogliamo la giusta applicazione della direttiva Bolkestein, che prevede le aste per le nuove concessioni e non per le aziende avviate. Le aste alle nuove concessioni potrebbero creare nuovi posti di lavoro, e ce n’è bisogno… Ma è importante che il governo dia la certezza del diritto, che manca; se non lo fa è un chiaro aiuto alle multinazionali, e a qualcosa di peggio cioè le mafie”.

“Sono una giovane imprenditrice, perché ho rilevato le quote da poco tempo, e continuo a pagare il mutuo – racconta Alessia Cepollina, consigliere provinciale del Sib – ho 35 anni e vorrei avere certezza sul futuro e su un’impresa in cui sto investendo tutto”.

L’assessore regionale Cascino, ancora in questi giorni, ha chiarito l’urgenza di una legge quadro su due fronti, Bolkestein e canoni demaniali. “Siamo i primi a voler mettere in ordine il comparto balneare – garantisce Cepollina – vogliamo la revisione dei canoni, anche a scapito di quei 200 colleghi che oggi pagano canoni assurdi, tipo 150.000 euro di canone, cose che nemmeno il migliore degli imprenditori riuscirebbe a fare oggi. Siamo d’accordo con la Regione che occorre un’opera di tutela dell’impresa balneare, che solo in provincia di Savona conta 600 imprese”.

Una protesta, quella dei balneari, che spesso la gente comune non capisce e non condivide, additando la categoria come privilegiata. “Noi non siamo dei privilegiati, siamo imprenditori come tutti gli altri – replica un altro dei presenti – Noi investiamo, di tasca nostra tuteliamo l’ambiente, facciamo il nostro lavoro bene come tutti gli altri imprenditori. Le aste non sono giuste soprattutto perché solo la nostra categoria e gli ambulanti sono finiti in questa direttiva, mentre se c’è una liberalizzazione dei servizi dovrebbero rientrarci anche le acque minerali, le autostrade e tutto il resto. Sembra proprio un accanimento su un settore che è ancora in positivo e non chiede aiuto allo stato”.

“Tanta gente parla perché non conosce realmente la situazione – contesta Cepollina – le spiagge non diventerebbero libere, andrebbero semplicemente in mano a multinazionali, malaffare e riciclaggio di denaro sporco. Questo non è possibile. Noi siamo 30.000 famiglie in tutta Italia che hanno semplicemente lavorato, investito e rischiato del proprio. Il mercato balneare non è mai stato chiuso, chiunque avesse voluto un rischio d’impresa avrebbe potuto acquisire una società balneare e fare il nostro stesso lavoro. Da domani tutto questo cambierà”.

Insomma, il tempo stringe. “Bisogna fare subissimo, non presto – è l’appello di un’altra titolare di stabilimento – Il problema è che la Spagna ha avuto 105 anni, il Portogallo 75, la Croazia 90: a noi verranno dati, forse, 5 anni. L’Italia rimarrà ovviamente indietro sugli sviluppi turistici, perché noi oggi non possiamo assolutamente permetterci di comprare neanche una latta di vernice, mentre queste realtà porteranno il turismo alle stelle. E noi come al solito rimarremo ultimi”.

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