Albenga. Una condanna a tre anni di reclusione per l’accusa di maltrattamenti in famiglia. E’ quella inflitta questa mattina a Manuel Garofalo, 36 anni, che secondo il pm (che aveva chiesto una condanna a tre anni e sei mesi) in più occasioni sarebbe arrivato anche a picchiare la compagna. Accuse dalle quali l’imputato, assistito dall’avvocato Silvio Carrara Sutour, si era sempre difeso ammettendo solo che ci fossero state delle litigate con la convivente, ma negando con decisione di averla mai colpita.
L’uomo, pur ammettendo che i rapporti con la compagna non fossero sempre idilliaci, aveva respinto le contestazioni assicurando di non aver mai alzato le mani o usato violenza verso di lei. Garofalo, che era stato arrestato nel settembre 2014 in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare, doveva rispondere di diversi episodi di maltrattamento (collocati tra il gennaio 2013 e il settembre 2014) nei quali, secondo l’accusa, avrebbe colpito la donna minacciandola anche di morte. Per uno dei casi contestati, a supporto della denuncia contro di lui, c’era anche un referto medico per una lesione giudicata guaribile in 5 giorni. Garofalo su quell’episodio però aveva fornito una spiegazione ben precisa: “Ma quali botte. Si è fatta male da sola. Stavamo litigando in mezzo alla strada e lei per sfogarsi ha colpito la vetrina della sede della Croce Rossa” aveva detto al gip.
Quello del settembre scorso per il trentaseienne non era il primo arresto visto che in passato aveva già dovuto affrontare qualche guaio con la giustizia. In particolare, nel maggio del 2013, l’uomo era finito in manette con la grave accusa, poi caduta, di tentato omicidio verso la compagna.
La donna, la stessa che aveva denunciato di aver subito violenze e minacce, era precipitata dal balcone della sua casa di via Prigliani, a Loano, dopo una lite domestica. Una caduta che, in un primo momento, non sembrava essere accidentale. Gli inquirenti avevano ipotizzato che a spingerla nel vuoto fosse stato proprio Garofalo: una ricostruzione che, dopo essersi ripresa dal trauma, la stessa presunta vittima aveva smentito. Lei aveva infatti raccontato di essere scivolata nel vuoto da sola mentre cercava una via di fuga dalla lite. Trovando la porta dell’appartamento chiusa, sempre secondo la sua ricostruzione, si era diretta sul balcone dove volendo scavalcare un divisore per raggiungere la parte del vicino, aveva messo un piede in fallo ed era caduta di sotto.
Alla luce di quelle dichiarazioni le accuse per Garofalo erano state ridimensionate e lui era stato scarcerato. Anche dopo quell’episodio i due avevano continuato la loro relazione che però, secondo quanto accertato dai carabinieri, avrebbe continuato ad essere burrascosa. Dallo scorso febbraio infatti la donna avrebbe denunciato in più occasioni di essere stata maltrattata, ma anche minacciata di morte dal compagno durante liti domestiche. Di qui la decisione del gip di emettere, su richiesta del pm, un’ordinanza di custodia cautelare in carcere.