Tommy si riappropria della sua vita: “Ora famiglia e tranquillità. Il mio futuro è ad Albenga” fotogallery

Albenga. “Finalmente a casa”. Si sta finalmente godendo la tranquillità della famiglia e degli amici, Tomaso Bruno. Gli ultimi giorni sono stati per lui un autentico vortice di novità e di emozioni. La notizia della libertà ritrovata, l’organizzazione del rientro in Italia, il lunghissimo volo (pure in ritardo) per tornare in patria, gli abbracci di parenti e amici, la festa in piazza.

Il “giorno dopo” è fatto di famiglia e intimità: “I primi giorni sono stati di confusione: abbracci, baci, pianti, urla, feste – racconta – Da oggi è più tranquilla e cerchiamo di riprendere contatto con la realtà. Per ora emozioni continue, non mi sono neanche bene reso conto di quello che è successo. Sono in balia degli eventi”.

Ora c’è voglia di tornare alla normalità: “Sono un tipo che non ama stare sotto i riflettori. Non lo ero neanche prima. Capisco ciò che sta succedendo ed è giusto così. In questi cinque anni i media ci hanno dato una grossa mano a mantenere il focus sulla vicenda. Adesso pian piano si tornerà alla normalità. Ci vorrà un po’ di tempo. Non mi spaventa, abbiamo affrontato di peggio. E’ un passo che bisogna fare”.

Ora è anche tempo di guardare avanti: “Nel mio futuro vedo qualche mese di tranquillità e di riorganizzazione familiare. Poi prenderemo delle decisioni tutti insieme con mia madre e mio padre. Qualche idea in testa ce l’ho. Se si riuscirà a realizzare bene, se no pazienza. La mia idea è restare qui ad Albenga, però non si sa mai cosa può succedere. Bisogna vedere se le idee che ho in testa vanno d’accordo con la realtà”.

L’India è stata e sarà sempre un capitolo fondamentale della sua vita: “Pensando all’India – racconta ancora – mi vengono in mente le facce di tante persone che ho conosciuto in questi anni, quelle di due o tre persone con le quali ho creato rapporti umani profondi. Un amico, una parte di me, è ancora in carcere e finché non uscirà continuerò a tenere un occhio su Benares. Sono in contatto con la moglie e i suoi amici. Speriamo di tirarlo fuori nei prossimi mesi. Allora sì che sarà tutto finito”.

Come tutto è cominciato, invece, è ormai chiaro: “Quello che è successo quella notte l’abbiamo detto e ridetto. Non è successo nulla di particolare, è stata una serata come le altre. Siamo andati a dormire e quando ci siamo svegliati abbiamo trovato Francesco in quelle condizioni. L’abbiamo portato all’ospedale e all’ospedale ci è stato comunicato il decesso. Da lì è stato un turbinio di emozioni, non abbiamo neanche potuto realizzare bene cosa era successo che si siamo trovati accusati di omicidio in India. Una cosa sconvolgente”.

Ora, dopo cinque anni, Tomaso si gode il ritorno a casa e la vittoria della verità: “Questa vittoria, se così possiamo chiamarla, è stata di tutti. Mia, di Elisabetta, delle nostre famiglie e di tutti quelli che in questi cinque anni in maniera diversa hanno solidarizzato con noi. In primis i miei amici, che hanno coinvolto un’intera città, e i media che hanno sempre tenuto la lente di ingrandimento su quello che succedeva in India. Cinque anni sono lunghi. Sarebbe stato facile finire nel dimenticatoio. I media sono sempre stati presenti e anche per i miei è stato un grosso aiuto. Avere una comunità che ti supporta è una bella cosa. E’ una vittoria di tutti e ieri abbiamo festeggiato tutti. Non è solo una cosa mia e della mia famiglia. E’ stata una vittoria collettiva”.

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