Cronaca

Tomaso Bruno, ecco i contenuti della sentenza: accolte le istanze della difesa fotogallery

Albenga. In attesa che arrivino comunicazioni ufficiali sulla scarcerazione ed il ritorno a casa di Tomaso Bruno ed Elisabetta Boncompagni, arrivano dall’India i contenuti della sentenza della Corte Suprema, che ha assolto i due italiani ribaltando i processi di primo e secondo grado.

“Il beneficio del dubbio deve essere concesso agli accusati – si sostiene – e la condanna degli appellanti è quindi soggetta ad essere accantonata”. “La condanna degli appellanti in base all’articolo 302/34 del Codice penale indiano (Ipc) è messa da parte e l’appello è accolto. Gli appellanti siano rimessi in libertà immediatamente”.

Nella trentina di pagine della sentenza i giudici (Anil R. Dave, Kurian Joseph e R. Banumathi) riferiscono che il processo si è svolto “senza testimonianze dirette e sulla base unicamente di prove circostanziali”.

Fra le lacune più gravi dell’istruttoria che ha portato alla condanna dei due all’ergastolo vi è stata “l’assenza della documentazione derivante dalle telecamere a circuito chiuso (CCTV) istallate in vari punti dell’hotel”.

Registrando solo la testimonianza del proprietario dell’Hotel Buddha in contrasto con le asserzioni dei due accusati di essere usciti dalla stanza il quattro febbraio 2010 (giorno della morte di Montis) fra le quattro e le otto del mattino, osservano ancora i giudici, “è possibile ipotizzare che la pubblica accusa potrebbe aver deciso di non utilizzare le immagini CCTV perché’ sfavorevoli ad essa”.

“Il pubblico ministero non ha interrogato il medico (che ha accolto Montis dichiarandolo morto all’arrivo in ospedale), ne’ presentato il referto preparato al Pronto soccorso. E neppure è stata mostrata copia della comunicazione del decesso inviata alla polizia”.

Quanto alla vittima, dal rapporto sull’autopsia, sostengono i giudici che “emergono dubbi ragionevoli sulla causa del decesso addebitata a asfissia per strangolamento”. A questo riguardo il rapporto stesso, si dice infine, “e’ lacunoso” quanto alla sintomatologia esterna dello strangolamento e al materiale non trovato nella stanza con cui sarebbe stato eseguito.

Insomma dai contenuti della sentenza di assoluzione i giudici hanno sposato le tesi sostenute dai legali difensori di Tomaso Bruno ed Elisabetta Boncompagni, rimarcando la mancanza di prove ed elementi probatori, con evidenti lacune ed errori nella fase istruttoria che aveva portato all’arresto dei due italiani.

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