Savona. Si è suicidato nel carcere di Sanremo il serial killer Bartolomeo Gagliano, che si è impiccato con un lenzuolo alle sbarre della sua cella. Evaso nel dicembre 2013 dal carcere di Marassi durante un permesso premio a Savona, e poi arrestato qualche giorno dopo a Mentone, è stato condannato qualche giorno fa a sei anni e 10 mesi di reclusione nel processo con rito abbreviato davanti al gup Maria Teresa Rubini. Il pm Alberto Landolfi, aveva chiesto 6 anni e sei mesi.
I reati contestati a Gagliano erano evasione, sequestro di persona, rapina dell’auto aggravata dall’uso dell’arma. Il serial killer era uscito dal carcere genovese per recarsi a trovare la madre a Savona ma non era più rientrato. Per fuggire aveva costretto un panettiere savonese a farsi accompagnare a Genova. Da qui era poi fuggito verso Mentone dove era stato riconosciuto e catturato.
Il primo tentativo di suicidio di Gagliano, che successivamente all’interrogatorio del pm Landolfi dopo la cattura per evasione aveva provato a tagliarsi il collo, era stato scongiurato, ma questa volta non c’è stato nulla da fare. E’ stato trovato morto nella sua cella.
“Il detenuto si è impiccato alle grate della finestra, presso l’infermeria del carcere, dove era stato ricoverato ieri sera dopo che si era tagliato il corpo a seguito di un atto di autolesionismo. Purtroppo, nonostante il prezioso e costante lavoro svolto dalla Polizia Penitenziaria, pur con le criticità che lo caratterizzano, non si è riuscito a evitare in tempo l’insano gesto del ristretto” afferma il Sappe, il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria.
Il segretario Donato Capece sottolinea che “il grave e triste episodio accade in un carcere, quello sanremese, più volte al centro delle critiche del Sappe per l’organizzazione del lavoro dei poliziotti (quasi 80 in meno rispetto all’organico previsto) e per il reiterarsi di gravi eventi critici, evidentemente sintomo di una disorganizzazione generale. D’altronde, un direttore a tempo determinato (dirige infatti anche il penitenziario di Imperia…) che gestisce un carcere da più di vent’anni non ha evidentemente nuovi stimoli professionali e si dovrebbe assegnarlo in una nuova sede di servizio. Stesso discorso vale per il comandante di reparto, se non organizza al meglio il lavoro dei poliziotti. Devono, al riguardo, fare riflettere seriamente i costanti gravi eventi critici che si verificano nel carcere di Sanremo…”.
Capece sottolinea che “quella del suicidio è una notizia triste, che colpisce tutti noi che in carcere lavoriamo in prima linea, 24 ore al giorno. Ma va anche detto che negli ultimi 20 anni le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria hanno sventato, nelle carceri del Paese, più di 17 mila tentati suicidi ed impedito che quasi 126 mila atti di autolesionismo potessero avere nefaste conseguenze”.