Cronaca

Savona, presidio dei lavoratori di Salpa davanti all’unione industriali: “Nessun sentore di crisi, chiusura doccia fredda” fotogallery

Savona. Ben 76 posti di lavoro a rischio a causa di una chiusura non annunciata ma che pare essere sempre più probabile.

Questa mattina i lavoratori della Salpa di Roccavignale (azienda che gravita nell’orbita di Demont e che si occupa di bonifiche ambientali e dall’amianto, gestione rifiuti, demolizioni civili e industriali, coibentazioni e ponteggi e sabbiature e verniciature industriali) hanno organizzato un presidio davanti alla sede dell’unione industriali di Savona.

La loro richiesta è semplice: avere chiarezza circa il loro futuro.

“Non ci aspettavamo che si chiudesse così – spiega Dario Giovannelli, responsabile del servizio di prevenzione e protezione dell’azienda – Fino a dicembre l’azienda ha chiesto mobilità volontaria per tre mesi e ora dicono che vogliono fare il concordato preventivo. Ma ora si parla di chiusura, anche se non è ancora stata annunciata ufficialmente”.

Ciò, ovviamente, preoccupa non poco: “Vogliamo capire cosa intende fare l’azienda. E se ci sono azioni di salvataggio dei dipendenti. O entrando in aziende del gruppo o attivando la mobilità o la cassa integrazione per un periodo più lungo dei soli tre mesi chiesti ora con l’ordinaria che scade a febbraio”.

Eppure l’azienda ha sempre lavorato tanto: “Nel savonese effettuiamo lavori di bonifica e coibentazione, di ponteggi. All’Infineum lavorano 30 persone. Il contratto era scaduto, ma si parlava di un rinnovo per altri tre anni attraverso la Demont in subappalto. Avevamo anche quattro o cinque persone anche in Tirreno Power ma dall’anno scorso abbiamo chiuso quell’attività. Abbiamo alcune persone alla Esso e all’Ilva, dove abbiamo una piccola demolizione. Ma operiamo anche con i privati con interventi di bonifica dall’amianto. Ma abbiamo finito una serie di attività all’Edipower a Milano e dal 2008 abbiamo un lavoro di bonifica amianto nel sito di Balangero”.

Oggi alle 14.30 i lavoratori incontreranno i sindacati.

“Abbiamo saputo della possibilità di chiusura dal lavoratori, che l’hanno saputo a loro volta dai responsabili d’azienda – spiega Giovanni Mazziotta di Uilm – Oggi abbiamo avuto l’ufficialità. Il quadro che ci è stato fatto è chiaro: non ci sono prospettive per nuove commesse, il bilancio 2014 è in passivo e per fare liquidità occorrerà vendere anche l’attrezzatura. Senza contare che tanti clienti non pagano o pagano con estremo ritardo. L’azienda ha spiegato che per mantenere l’attività ci vogliono 10 milioni di liquidi. Senza denari è impossibile anche far partire la commessa ai cantieri di Sestri”.

Vista la situazione, i sindacati hanno fatto partire il “concordato in bianco”: “Ciò significa che il tribunale darà tempo di attivare la procedura congressuale, cosa che impedirà ai fornitori creditori di intraprendere azioni ‘aggressive’ nei confronti dell’azienda”.

Resta da capire cosa succederà ai 76 lavoratori dell’azienda: “Non si è parlato di licenziamenti, ma di ammortizzatori sociali. La cassa attivata a dicembre scadrà il 15 marzo. Noi abbiamo chiesto la disponibilità a prolungarla fino all’attivazione della Cig. Ma occorre trovare altre soluzioni. Tra le ipotesi c’è la cessazione del ramo d’azienda o la ricollocazione di parte dei dipendenti in altre aziende, ma noi siamo contrari perché in questo modo resterebbero solo i lavoratori più qualificati. Perciò abbiamo chiesto un incontro all’azienda per vedere se c’è la volontà di investire nei materiali e nei lavoratori per avere la prospettiva di ottenere qualche nuova commessa e quindi sanare la situazione finanziaria. Ciò potrebbe arrivare anche con qualche ‘sacrificio’ da parte dei dipendenti. La Salpa è in attività dal 1883 ed è un’azienda tra le più qualificate. La sua storia non può finire così”.

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