Mal d’Aria 2015, il dossier di Legambiente: sempre meno inquinamento nel savonese

Veduta dal Priamar

Savona/Vado L. Grave la situazione dell’inquinamento atmosferico del 2015, con 32 capoluoghi che hanno superato per oltre 10 giorni la soglia massima giornaliera consentita di PM10 e in 14 comuni si è registrato un superamento un giorno su due, ma non nel savonese dove la qualità dell’aria migliora. E’ quanto emerge nel dossier di Legambiente “Mal d’aria”, che ha preso in esame i dati del 2014 e analizzato le tendenze, negative, già registrate per il nuovo anno.

Le zone più critiche sono nell’area padana e nelle grandi città del Centro-Sud. Per la Liguria spicca, appunto, il dato del savonese, considerata tra le migliori per la qualità dell’aria nonostante l’inchiesta della Procura savonese sulla centrale a carbone Tirreno Power. Stessa considerazione per La Spezia, dove la centrale dell’Enel è sotto accusa dai comitati per inquinamento. Sia Savona che La Spezia non compaiono neppure nella graduatoria stilata da Legambiente sulle città peggiori per inquinamento.

Sul fronte dei dati: per il particolato fine (PM2,5), il dossier Legambiente afferma che Savona occupa sola la 62° posizione, con un valore medio annuo di 14 rispetto ad un limite di legge di 26 μg/m3 c. 35° posizione per il biossido di azoto con un valore medio di 34 μg/m3 rispetto al limite di 40 µg/m3 c. 52° posto, infine, per l’ozono troposferico (O3), con 22 giornate di sforamento sulla media consentita di 25 giorni.

A livello nazionale, complessivamente il miglioramento della qualità dell’aria c’è, ma molto lieve: i livelli di esposizione dei cittadini rimangono elevati e spesso ancora ben oltre le soglie consentite dalla normativa. “E’ quanto mai evidente la necessità di un urgente e decisivo piano di intervento che vada finalmente ad incidere sulle politiche relative alle fonti di inquinamento – ha dichiarato il responsabile scientifico di Legambiente Giorgio Zampetti -, più volte annunciato ma ancora mai attivato a livello nazionale. Le cause si conoscono e le soluzioni ci sono, occorrono la volontà politica e gli strumenti per metterle in campo”.

“Per ridurre le emissioni industriali occorre avviare la rapida approvazione delle Autorizzazione Integrate Ambientali per gli impianti nuovi ed esistenti e promuovere l’applicazione delle migliori tecnologie disponibili per ridurne gli impatti. Bisogna poi uscire dalla dipendenza dai combustibili fossili puntando su fonti energetiche rinnovabili; investire nella riqualificazione energetica degli edifici per ridurne i consumi e migliorarne l’efficienza e l’isolamento termico, garantendo così una riduzione nelle emissioni dagli impianti di riscaldamento domestici e affrontare uno dei nodi principali: il trasporto a livello urbano ed extra urbano. Oggi l’Italia continua ad avere il record per numero di auto per abitante, 65 ogni 100 contro una media europea di 48 circa, con un tasso di motorizzazione addirittura in crescita negli ultimi anni, e il trasporto privato continua ad essere la modalità più diffusa per muoversi verso le città e al loro interno. Solo invertendo questa tendenza e garantendo un trasporto pubblico efficace e competitivo si possono restituire ai cittadini una migliore qualità dell’aria e della vita”.

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