“Giorno della Memoria”, leggi razziali e persecuzioni a Santa Corona: il caso del dottor Andrea Strasser

Giorno Memoria Andrea Strasser

Pietra. Nella “Giornata della Memoria” si celebra la liberazione del campo di concentramento di Auscwhitz da parte delle truppe sovietiche dell’Armata Rossa.

Quello polacco è di certo il più tristemente noto campo di detenzione messo in piedi dai nazisti. Ma campi di internamento erano presenti anche in Italia e in essi vennero rinchiusi anche molti savonesi vittime delle leggi razziali e della persecuzione.

Come l’ungherese Andrea Strasser, medico radiologo dell’ospedale Santa Corona negli anni ’30 e residente a Loano tra il 1936 e il 1939.

La sua storia è ricostruita da Antonio Spinelli e Claudio Daniele e oggi è stata pubblicata sulla pagina Facebook di “Res Publica Gazzettino di Pietra Ligure”.

“Nacque a Pilis in Ungheria il 30 settembre 1906. Per poter studiare (in Ungheria le discriminazioni razziali iniziarono nel 1920) nel 1925 si trasferì in Italia e nel 1931 si laureò in medicina a pieni voti a Genova. Specializzatosi in radiologia e ortopedia, si sposò a Milano nel 1933 con Maria Klein (ebrea ungherese, anche lei emigrata in Italia). Poco dopo venne assunto dall’ospedale Santa Corona e dal 15 gennaio 1936 risulta residente a Loano, dove era podestà il suo collega medico il professor Rinonapoli”.

Visto il clima che già a quei tempi si iniziava a respirare, Strasser si “attivò” per poter continuare a stare in Italia da uomo libero: “Dal 31 luglio 1933 è iscritto al partito fascista (forse per poter essere assunto). Per ottenere la cittadinanza italiana rinunciò, insieme alla moglie, a quella ungherese rimanendo così apolide. Nel 1937, presso i Bendettini di Finalpia, i coniugi Strasser si battezzarono convertendosi”.

Queste “precauzioni” non evitarono le conseguenze delle leggi razziali: “Il 12 settembre 1938 il consiglio di amministrazione del Santa Corona lo licenziò. Cessò dal servizio il primo novembre”.

A questo punto inizia il calvario per la famiglia Strasser: “Quali ebrei ed apolidi avrebbero dovuto abbandonare l’Italia entro il 12 marzo 1939. Ottennero una proroga di sei mesi, poi forse un’altra. Nel frattempo si trasferirono a Milano dove nel febbraio 1940 nacque la figlia Anna Maria. Dopo l’entrata in guerra dell’Italia, Andrea venne arrestato per un breve periodo e a fine dicembre 1940 raggiunse la moglie e la figlia nel campo di internamento di Tarsia (CS). Dal settembre 1941 al dicembre 1943 risultano internati in provincia di Vicenza (a Noventa e Roana)”.

“Grazie alle sue capacità professionali, che gli permisero di continuare a fare il medico, ed all’aiuto dei padri Serviti del Monte Berico che li aiutarono ad entrare nella clandestinità, la famiglia riesce a tornare a Milano e a sopravvivere sino alla Liberazione. Nonostante i bombardamenti, la fame, le malattie ed una nuova detenzione di Strasser a San Vittore dal febbraio al 26 aprile del 1945”.

Nonostante le sue traversie, Strasser riuscì anche a combattere per la libertà: “Dalla tessera rilasciatagli dal CLN di Milano sappiamo che fu anche partigiano come ‘Medico settore Sempione’ dal luglio 1944”.

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