Savona. Agg. h. 14.06: Ancora in piazza i “Forconi”. “Ci schieriamo – spiega il Coordinamento 9 dicembre – contro questo Governo illegittimo e a difesa della Costituzione. Dire Governo ladro non basta più. E’ ora che ci uniamo tutti per cambiare le cose”.
Agg. ore 12.40: Il gruppo ha lasciato la sede di Equitalia ed è tornato in Piazza del Popolo. I manifestanti non sono entrati all’interno di Equitalia, limitandosi a rimanere in via Cimarosa, prima del piazzale davanti alla sede, con i tre fumogeni accesi e senza intonare slogan contro Equitalia.
E’ ancora presto per parlare di un vero e proprio “flop”, ma di certo il numero dei manifestanti per ora non accenna ad aumentare, rimanendo sotto le 20 persone. In ogni caso, in previsione delle possibili tensioni del pomeriggio (quando a 50 metri di distanza, in Piazza Mameli, si terrà la contromanifestazione delle “forze democratiche”) sono in arrivo da Genova rinforzi del reparto celere della Polizia di Stato.
Agg. ore 12.15: I manifestanti, poco meno di una ventina, sono arrivati davanti alla sede savonese di Equitalia. Nel piazzale sono stati accesi tre fumogeni, colorati di verde, bianco e rosso.
Agg. ore 11.55: Il gruppo di manifestanti è partito da pochissimi minuti alla volta della sede savonese di Equitalia. Il corteo, con in testa gli uomini del Coordinamento, cammina pacificamente sul marciapiede, fischiando e cantando slogan, senza invadere la sede stradale.
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E’ iniziata in modo pacifico e senza problemi di sorta la manifestazione del “Coordinamento 9 dicembre”, da questa mattina alle 6.30 in presidio permanente in Piazza del Popolo.
Ad un anno di distanza da quelli che mediaticamente sono stati etichettati come “Forconi”, la voglia di cambiamento torna quindi in piazza. Ma se i numeri l’anno scorso sorridevano ai manifestanti, quest’anno la protesta è partita un po’ più in sordina: per ora sono presenti gli uomini e le donne del Coordinamento savonese, ma manca ancora la massiccia adesione popolare del 2013.
Quello che non manca, invece, sono le polemiche, con la “contromanifestazione” prevista per oggi pomeriggio e organizzata da Anpi, Arci, Cgil, Aned, Pd, Rifondazione e Sel. Tra i due schieramenti per tutto ieri è stata guerra a livello mediatico, con le “forze democratiche” ad accusare il Coordinamento di neofascismo, ed il leader savonese Ned Taubl a smentire: “I nostri valori sono improntati alla trasparenza: non siamo certo neofascisti, morti e sepolti da oltre 70 anni”.
“Se nella protesta qualche cittadino risulta avere la tessera dei partiti di destra, ne passa di acqua sotto i ponti per bollarci come movimento xenofobo – continuava Taubl, che ricordava poi di essere iscritto alla Cgil dal 1990 – Siamo un gruppo apolitico e il nostro intento è quello di unificare i cittadini in una protesta contro il sistema, contro il governo, non per dividere, ma per unificare”.
La loro protesta si inserisce nel quadro nazionale: il Coordinamento 9 Dicembre ed il suo leader Danilo Calvani hanno invitato tutta Italia a scendere in piazza a partire da questa mattina e a tempo indeterminato, per “l’inizio delle ostilità contro l’attuale regime politico, che ha usurpato la nostra Costituzione e i nostri diritti”. Il tutto in attesa della risposta del governo sull’ultimatum lanciato dal movimento.
Otto i punti che il Coordinamento “esige”, tra cui l’immediato scioglimento delle camere, le dimissioni di Napolitano, il ritorno alle urne con sistema proporzionale, il ripristino della sovranità “monetaria, popolare e territoriale”, il disconoscimento di tutti i trattati internazionali firmati dall’Italia a partire dal 2006, e l’istituzione di un Tribunale Speciale che indaghi contro i responsabili della crisi.
“Il Coordinamento 9 Dicembre, da tale data del 5 dicembre, concede quattro giorni di tempo a tutti gli usurpatori Costituzionali, per lasciare libere dalla loro presenza corrotta e pericolosa le nostre Istituzioni”: l’ultimatum scadrà dunque “in modo irrevocabile”, appunto, il 9 dicembre, termine dopo il quale la “Rivoluzione”, promettono, assumerà contorni più decisi. “Non faremo prigionieri – avvertono sul loro sito www.cambiarelecose.it – andremo fino in fondo”.