Cronaca

Tirreno Power, l’Istituto Superiore della Sanità ha “bocciato” la consulenza della Procura?

Totem Tirreno Power operazione trasparenza

Vado L. Il 25 novembre si riaprirà a Roma, nella sede del ministero dell’Ambiente, la partita per la richiesta di rinnovo anticipato dell’Aia per la centrale di Vado Ligure presentata da Tirreno Power. Nel frattempo si continuano a giocare, su diversi fronti, tante altre partite connesse alla principale. Da un lato c’è l’inchiesta della Procura per disastro ambientale che va avanti a ritmo serrato, dall’altro ci sono le contromosse dell’azienda, poi ci sono la vertenza sindacale, le proteste dei lavoratori e le campagne dei comitati anticarbone.

In questo clima rovente, nelle ultime settimane, si sono registrate tante prese di posizione diverse: da un lato chi difende il diritto al lavoro, dall’altro chi mette al primo posto la salute. In questo coro di voci discordanti per la prima volta qualcuno ha tirato in ballo un documento redatto dall’Istituto Superiore della Sanità che “smonterebbe” la consulenza della Procura di Savona sulla quale i magistrati hanno fondato la loro ipotesi accusatoria. La lettera in questione, datata gennaio 2014, sarebbe una sorta di valutazione degli esperti dell’Iss sullo studio effettuato dai consulenti dei magistrati savonesi. Un parere che sarebbe stato sollecitato direttamente dal Ministero della Salute dopo aver ricevuto lo studio sugli effetti della centrale Tirreno Power.

Dal sesto piano di palazzo di Giustizia, rispetto ai rumours secondo cui l’Istituto Superiore della Sanità avrebbe “fatto a pezzi” la consulenza, non è arrivata nessuna presa di posizione ufficiale. Secondo quanto trapela però dalla Procura non ci sarebbe alcuna preoccupazione: sembra infatti che l’unico punto sul quale l’Iss abbia avanzato qualche perplessità sia la modalità di conteggio del numero dei ricoveri per le patologie prese in considerazione come conseguenza dell’inquinamento da carbone. I consulenti dei pm avrebbero infatti tenuto conto di tutti i singoli ricoveri, anche quelli che riguardavano una stessa persona ma avvenuti in momenti diversi. Una scelta che sarebbe stata contestata perché potrebbe aver gonfiato il numero delle degenze, ma che non cambierebbe la sostanza del reato: se i morti e i malati ci sono, non è il numero maggiore o minore che fa la differenza.

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