Genova. Ci sono anche molti savonesi nei quattro cortei che stanno paralizzando la città di Genova. La Cgil è scesa in piazza contro il Job act e la Legge di Stabilità, e nel capoluogo ligure sono partiti quattro diversi cortei per confluire tutti in piazza Caricamento per il comizio conclusivo.
Il primo spezzone è partito da piazza Massena a Cornigliano e sfilerà per via Pieragostini, via Pacinotti poi Sampierdarema (piazza Montano e via Cantore) per arrivare in centro per via Buozzi, via Gramsci e raggiungere Caricamento. Il secondo dal varco di ponte Etiopia in Lungomare Canepa per percorrere via Balleydier, via Milano, via Buozzi e via Gramsci.
Il terzo coinvolge le vie del centro da piazza Corvetto a piazza Portello, poi largo Zecca, via delle Fontane, via Gramsci e Caricamento. Il quarto è partito da piazzale Kennedy e raggiungerà piazza Caricamento attraverso via Brigate Partigiane, corso A. Saffi e via Quadrio.
Tra le motivazioni della protesta, il rifiuto al confronto da parte del Governo con le Organizzazioni sindacali sulla legge di stabilità, i contenuti recessivi della stessa, le misure penalizzanti per gli enti locali che si tradurranno o in un ulteriore spesa per i cittadini o in un taglio dei servizi, i tagli allo stato sociale, le norme introdotte relative al TFR ed ai fondi pensione.
“Non si prevedono misure destinate al rilancio dell’economia e allo sviluppo di politiche industriali. Non si affronta il vero problema di questo paese: la creazione di posti di lavoro, il tutto si riduce ad un intervento teso a limitare i diritti dei lavoratori. Non diminuiscono le tipologie di contratto, vera e propria origine della precarietà e gli stanziamenti per gli ammortizzatori sociali non tengono conto della drammaticità della situazione. Nulla si prevede per una rivalutazione delle pensioni – spiega la Cgil – Nella nostra città e nella nostra provincia non si contano più le aziende che quotidianamente scompaiono e sono sempre più numerose quelle dove i lavoratori lottano per la salvaguardia del posto. Si tratta di situazioni locali, ma anche situazioni derivanti da scelte nazionali sbagliate che penalizzano il nostro tessuto produttivo”.