Noli. Otto mesi di reclusione con la sospensione condizionale della pena. E’ la condanna inflitta questo pomeriggio alla maestra di Noli Rosemma Testa che era finita a giudizio con l’accusa di maltrattamenti verso i suoi piccoli alunni. All’insegnante venivano contestati alcuni episodi risalenti tutti al periodo tra il 2007 ed il 2010 quando era docente all’asilo “Defferrari”, alcuni dei quali ripresi con delle micro camere installate dai carabinieri nella scuola.
Secondo l’accusa, la maestra, che ha sempre respinto con decisione tutte le contestazioni, avrebbe avuto comportamenti poco ortodossi e atteggiamenti autoritari verso i bambini. Nell’udienza di oggi, prima della discussione, è stata sentita come testimone la mamma di uno dei bimbi messi in castigo dall’insegnate e ripreso in uno dei video. Dopo aver visto le immagini la signora ha precisato: “Mio figlio non mi ha mai riferito di questo episodio. Capitava che lui bisticciasse con il suo compagno e che, essendo più corpulenti degli altri bimbi, li mettessero in pericolo. So che la maestra era dispiaciuta per aver perso la pazienza quel giorno”.
La parola è poi passata al pm che ha chiesto una condanna ad otto mesi e alla difesa rappresentata dall’avvocato Dominique Bonagura. Il difensore della mestra, che ha parlato per quasi un’ora, ha ribattuto alle accuse punto su punto analizzando in dettaglio ogni singolo video. La sentita arringa difensiva non è bastata però a convincere il giudice Marco Canepa che, dopo essersi ritirato in camera di consiglio, ha condannato la maestra. Una sentenza sulla quale il legale si è limitato a dire: “Tra quindici giorni vedremo le motivazioni e capiremo di più. Ovviamente faremo le nostre valutazioni poi ricorreremo in appello. Per ora ci sono pochi commenti da fare, ma siamo ovviamente dispiaciuti”.
Durante le udienze del processo erano stati sentiti molti genitori degli ex alunni della maestra Testa che avevano escluso che i loro figli avessero mai ricevuto trattamenti non adeguati dalla docente (alcuni avevano riferito che ancora oggi quando la incontrano “le corrono incontro per abbracciarla). Da parte sua l’imputata, in riferimento ai gesti catalogati come “violenti”, aveva spiegato: “Ricordo bene uno di quegli episodi perché mi ha colpito e avevo anche telefonato ai genitori per parlargliene. Ho appoggiato la mano tra i capelli del bimbo per accompagnarlo in castigo, ma non l’ho tirato e non è stato un gesto violento. Ho dovuto reagire così perché stava facendo male agli altri bambini. Per la sua età era un bimbo più grande degli altri e certe volte usava le mani per farsi valere. Quando l’ho accompaganto lui poi non ha pianto ed è rimasto in castigo qualche minuto, ma la questione si è chiusa lì”.