Maltempo, Legambiente: “La manutenzione del territorio deve avere la priorità negli investimenti”

loano nimbalto trexende

Liguria. “L’ennesimo bollettino alluvionale conta due vittime, famiglie sfollate, frazioni isolate, decine di frane che hanno interessato strade e binari ferroviari, questa volta arriva in particolare dal Tigullio e non può essere imputato alla sola cementificazione. Insieme troviamo l’assenza della manutenzione delle zone montane e pedemontane e di una cultura di gestione sostenibile del territorio, che dovrebbe permettere di pianificare azioni concrete per mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici”. Così Legambiente Liguria commenta l’ondata di maltempo che ha interessato tanto il ponente quanto il levante della regione.

“Questa cultura dovrà comprendere ad esempio la necessità di ripristinare la canalizzazioni delle acque a monte, da troppo tempo trascurate con progetti e azioni su fiumi, torrenti e rii minori che consentano il mantenimento dei consorzi vegetali e delle piante utili a rallentare il flusso dell’acqua, rimuovendo invece i pericolosi alberi abbattuti, secchi e abbandonati”.

“Ma è necessario lasciarsi alle spalle anche la logica per cui gli spazi apparentemente più semplici e disponibili da usare e infrastrutturare vengano occupati, sottraendoli al fluire dell’acqua, facendo aumentare il rischio per la popolazione e per le infrastrutture stesse”.

Nel dossier “La fragilità della Liguria: frane, alluvioni e cemento illegale” elaborato da Legambiente quest’anno si trovano numeri preoccupanti per il territorio. Nel 2013, inoltre, Legambiente ha proposto il questionario “Ecosistema Rischio” ai comuni liguri. Tra le amministrazioni comunali intervistate, sono 41 quelle liguri che hanno risposto in maniera completa al questionario rappresentando circa il 19% dei comuni a rischio della regione.

In 39 comuni sui 41 intervistati (il 95%) sono presenti abitazioni in aree soggette a pericolo di frane e di alluvioni; nel 54% dei casi in tali aree sono presenti interi quartieri e in due comuni su tre insediamenti e fabbricati industriali. Nel 36% dei comuni campione dell’ indagine, inoltre, sono state edificate in aree a rischio strutture sensibili, come scuole o ospedali, e nel 46% dei casi strutture commerciali o strutture ricettive turistiche. Solo nel 5% dei comuni si sono svolte attività di delocalizzazione di alcune strutture a rischio.

“Ci auguriamo – conclude Santo Grammatico, presidente di Legambiente Liguria – che la drammatica lezione che arriva dalle zone alluvionate e dissestate della nostra regione in queste ultime settimane sia di monito per chi pianifica l’utilizzo del territorio. Siamo felici che il Ministro dell’ambiente Galletti dichiari che non ci saranno più condoni edilizi che hanno rappresentano uno sfregio al suolo e un premio alla furbizia legalizzata, nel nostro Paese. Ma questo ci pare il minimo e non basta. E’ necessario invertire le priorità negli investimenti perché è ancora troppo sbilanciata la bilancia economica tra il piatto delle pericolose e inutili infrastrutture stradali che tagliano i nostri gracili versanti e quello della capillare manutenzione del territorio con il rilancio di una edilizia che sappia garantire sicurezza ai cittadini e tutela dell’ambiente”.

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