La furia dei napoletani su Loano: in un locale la pizza “Speriamo nel Vesuvio” fotogallery

speriamo nel vesuvio

Loano. “Speriamo nel Vesuvio”. Non è la didascalia di una cartolina, né un coro “razzista” di qualche gruppo ultras del Nord. E’ il nome di una pizza con pomodoro, stracchino, mozzarella, crudo di Parma e rucola. E, da qualche ora, è la pizza più chiacchierata d’Italia.

A far infuriare mezzo meridione è stata l’idea di Yuri Pastore, titolare del “Mamita” di Loano, di chiamare in questo modo una delle pizze servite nel suo locale. Un cliente, evidentemente offeso dall’espressione, ha postato la fotografia su Facebook: ed in poche ore si è scatenata una vera e propria “caccia al colpevole”, con centinaia di persone a chiedere di quale locale si trattasse, giornali campani che pubblicavano la notizia inferociti, italiani di origine nordica a scusarsi per “l’offesa”.

A creare tanto scalpore è la supposizione che quel “Speriamo nel Vesuvio” vada inteso come l’augurio che il vulcano possa in qualche modo scatenare qualche cataclisma sulla città di Napoli (sulla scia del celebre “O Vesuvio lavali col fuoco” di juventina memoria). La notizia della “pizza antiterrone” ha così fatto il giro dei media a livello nazionale (in particolare ovviamente quelli campani), ma soprattutto è diventata virale su Facebook. Scatenando davvero molte reazioni, più o meno scomposte.

C’è il veneto che si vergogna, incolpando la Lega di creare un clima sfavorevole ai meridionali. C’è l’abitante del posto che cerca in tutti i modi di scoprire di quale locale si tratta, per non metterci più piede. C’è chi si chiede “Cosa vogliamo fare al riguardo?” come se immaginasse qualche spedizione punitiva, e chi intuisce l’assurdo di “vivere facendo pizze ed essere contro Napoli”. E, soprattutto, in tanti ricordano la recente alluvione subita dalla Liguria: “Da noi non sentirete mai dire ‘Speriamo nel Bisagno’ o ‘forza alluvione’, ma semmai ‘forza Liguria rialzati’. Non saremo mai come voi”.

C’è anche qualcuno che prova a difendere il locale: “Io ci mangio quasi ogni sera, sono simpaticissimi e quella pizza è buonissima”. E poi c’è chi si chiede quale sia il reale intento di quella frase, e se davvero sottintenda una voglia di offendere chi ha origini meridionali. Un utente riferisce di aver ricevuto un messaggio del titolare in cui spiegherebbe così quel nome galeotto: “Speriamo nel Vesuvio vuol dire ‘speriamo che il Vesuvio conservi la patria della pizza’… tutti a pensare male”.

“Speriamo nel Vesuvio”, d’altronde, non è l’unico nome particolare sul menu, nel quale figurano la “Vallanzasca” (noto criminale milanese degli anni ‘70) e la “Boiafaus”, tipica imprecazione di origine piemontese. Le vere ragioni dietro quei nomi, probabilmente, le sa solo il titolare del Mamita. Che, per placare le polemiche una volta per tutte, potrebbe accettare un suggerimento giunto da un altro internauta: rendere omaggio a Napoli cambiando il nome del locale in “Mammeta”…

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