Dopo le polemiche il Mamita cambia slogan: ora è “Sicuramente il peggior locale di Loano”

Loano. Non bastava la pizza “Speriamo nel Vesuvio”, che tanto ha fatto infuriare i napoletani. Ora anche i colleghi ristoratori loanesi si sono risentiti contro il Mamita: galeotto in questo caso lo slogan pubblicitario scelto dal titolare Yuri Pastore, che ha deciso di definire il proprio locale “probabilmente il migliore di Loano”.

Apriti cielo: la polemica è montata in poco tempo, “costringendo” anche la presidente di Ascom Daniela Leali a prendere posizione. Qualche collega ha addirittura “invocato” una multa per il titolare del Mamita. Ma ci ha pensato lui stesso a rimediare, ovviamente a modo suo: cambiando la dicitura sui manifesti. Sul prossimo slogan difficilmente qualcuno avrà da ridire: ora il Mamita è “sicuramente il peggior locale di Loano”.

Una scelta forte, quella di denigrare pubblicamente il proprio locale, in aperta polemica con le accuse ricevute in questi giorni. Anche se un modo tanto “originale” di farsi pubblicità rischia di avere un impatto mediatico addirittura superiore allo slogan originale.

Pastore racconta così la propria idea: “Non credo nella pubblicità sui social network. Ho sempre centellinato gli slogan su Facebook, utilizzando il mio profilo principalmente per comunicare le mie idee, le mie emozioni, le mie passioni. Ma è inevitabile per chi, come me, ha una attività commerciale, escludere questo strumento di promozione. Comunico in modo più efficace forse, ad un target ben preciso, a costo zero, ma nello stesso tempo invado l’intimità di una persona. Nello stesso tempo, se non utilizzassi i social network per fare promozione, rischierei di apparire disinteressato alla mia attività. Di non amarla. Di non amare o di non rispettare i miei clienti”.

Per questo Pastore spiega di aver sempre preferito la cartellonistica: “E’ decisamente più artistica e conivolgente. Ci sono migliaia di agenzie di web marketing che si fanno pagare fior di quattrini per coniare uno slogan, per inventare un messaggio, una frase che possa riultare efficace. Non mi sono mai affidato a nessuno perché sono convinto di poter fare meglio. Perchè non farei mai ciò che già stato fatto, e tantomeno avrei mai scritto ciò che è stato scritto per qualcun altro. Non si può certo pretendere di essere i primi, impossibile. Ma si può essere gli unici. Anzi, si deve essere unici”.

Questa volta però, per la prima volta, Pastore ha pensato di utilizzare uno slogan esistente, quello della birra Carlsberg: “Probabilmente la migliore birra di Berlino”. “Ancora oggi è considerato il più efficace slogan publilcitario della storia, secondo solo al ‘Just Do it’ della Nike – racconta – Chi ha studiato marketing è anche in grado di spiegare le ragioni del successo di questo slogan, coniato in lingua inglese, ma che mantiene il suo proposito anche tradotto in italiano”.

Scrivere ‘probabilmente il miglior locale della città’, spiega Pastore, è un’affermazione che non esclude la possibilità che altri siano migliori: “Tutt’altro, è un chiaro riferimento implicito a tutte le attività, ricordando a chi legge che, se pur indirettamente, in città vi sono molte attività come quella sponsorizzata. Scivendo ‘Mamita, probabilmente il miglior locale di Loano’ esprimo un mio personale ed ovvio pensiero, il pensiero di qualunque titolare di qualunque attività che, con questa affermazione, dimostra di essere sufficientemente umile dal riconoscere di non essere certo di essere il migliore, e nello stesso tempo sta informando il potenziale cliente che in quel locale lavorano persone che ambiscono a fare bene il proprio lavoro e non solo, a migliorarsi ogni giorno”.

“Mi rendo conto che queste argomentazioni siano piuttosto complesse di primo impatto – continua Pastore – Non sono giunto io a queste conclusioni, ma sono il risultato di uno studio di professionisti della pubblicità, un team di fama mondiale che ha curato ed ideato molti tra gli spot più famosi del mondo. Ho provveduto, in ogni caso, a sostituire immediatamente il cartellone incrimitato, per evitare ulteriori scontri con i colleghi che ho sempre rispettato e stimato”.

E il nuovo cartellone, “sicuramente il peggior locale di Loano”, è destinato a far discutere almeno quanto il precedente. Pastore, però, a differenza di quanto accaduto con l’equivoco della “pizza razzista”, questa volta non si sente di chiedere scusa: “Avrei preferito venire a conoscenza di questo disappunto nei miei confronti attraverso una telefonata, o meglio che mi fosse riferito verbalmente dagli interessati. Non è stato bello aprire il giornale e leggere un aricolo che titola ‘Loano contro Pastore’. Non credo sia mai stato scritto un titolo simile. Appare quasi come un dichiarazione di guerra, o la locandina di un incontro di boxe. Ovviamente non ci credo, ed interpreto questa frase come un incitamento per fare ancora meglio ed impegnarmi ancora di più nel mio lavoro”.

“Non voglio guerre, non ne ho mai volute – spiega ancora Pastore – le battaglie, soprattutto tra commercianti possono solo fare male a tutti, all’immagine stessa del proprio comune. In un comune come Loano, che vive di turismo, i commercianti svolgono un ruolo fondamentale. A noi infatti è affidato il compito di saper accogliere il cliente, garantirgli uno standard qualitativo, e soprattutto abbiamo il difficile compito di dare al turista una buona ragione per tornare a trovarci. Mi dispiace che molte persone siano tutt’oggi convinte sia sufficiente sbagliare il nome ad una pizza per macchiare la città. Non sono certo io ad aver infangato il nome di Loano”.

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