Rialto. La mattina del 7 maggio del 2011 un operaio forestale, Massimiliano Arado, aveva perso la vita in un tragico incidente sul lavoro nel Vivaio Forestale Regionale di Pian dei Corsi.
Un episodio per il quale la Procura aveva chiesto il rinvio a giudizio di otto persone tra cui il sindaco di Rialto Silvio Casanova, l’intera giunta comunale di allora (Michela Brunet, Silvia Sciandro, Diego Mallarino e Gianmarco De Sciora) e tre dirigenti della Comunità Montana “Ponente Savonese” (Maria Cristina Cavallo, Mirco Bozzano e Stefania Reita), che fino a poco prima aveva gestito il vivaio. Questa mattina, in udienza preliminare, per tutti loro è arrivato il proscioglimento da ogni accusa.
Il gup Emilio Fois ha infatti emesso una sentenza di non luogo a procedere per tutti gli imputati, che, in qualità di datori di lavoro, erano accusati di omicidio colposo e lesioni colpose (nell’incidente era rimasto ferito anche un collega della vittima).
Ad uccidere Arado era stato l’improvviso cedimento della pala meccanica di un trattore bidirezionale sul quale stava eseguendo un intervento di manutenzione per una perdita di olio. L’operaio stava cercando di riparare il guasto e, proprio mentre si trovava sotto la benna per allentare una delle componenti dei tubi idraulici del mezzo, l’olio dei cilindri di sollevamento era uscito all’improvviso provocando il cedimento. Per Arado, travolto in pieno, non c’era stato nulla da fare, mentre il collega, Manuel M., colpito di striscio, si era salvato.
Secondo quanto veniva contestato dal pm Giovanni Battista Ferro, che aveva chiesto il rinvio a giudizio per tutti e otto, gli amministratori comunali e i dirigenti della Comunità Montana (che era stata soppressa il 30 aprile del 2011) avrebbero dovuto impedire che l’infortunio sul lavoro si verificasse.
Secondo la tesi difensiva dell’avvocato Umberto Luzi, legale del sindaco e della giunta di Rialto, il Comune era completamente estraneo alla vicenda visto che, dopo la soppressione della comunità montana, la responsabilità sul vivaio era diventata di competenza della Regione. L’amministrazione comunale si era offerta di gestirlo, ma, per la difesa, non era ancora stata stipulata alcuna convenzione.
Anche i difensori degli altri imputati (gli avvocati Nazzareno Siccardi, Marco Russo, Stefania Laguzzi e Carlo Golda) hanno sostenuto che non ci fossero responsabilità da parte dei loro assistiti per quanto successo ai due operai. I famigliari della vittima e il suo collega avevano ottenuto un risarcimento dall’assicurazione.