Economia

CNA Liguria: “Bene l’uso dei dati a supporto delle decisioni del territorio, ma vanno bene interpretati o sono inutili”

marco merli, presidente cna liguria

Liguria. Nell’ambito delle celebrazioni per la Quarta giornata italiana della statistica, la CNA è stata invita a partecipare al Convegno “L’integrazione dei dati per le analisi e le decisioni di policy nel territorio” organizzato dall’Ufficio territoriale Istat per la Liguria, in partnership con l’Università di Genova e gli uffici di statistica di Regione Liguria, Unioncamere Liguria, Provincia e Comune di Genova.

Marco Merli, presidente CNA Liguria, ha svolto una relazione a proposito del Centro Studi CNA, creato con l’obiettivo di effettuare studi e ricerche socio-economiche con particolare attenzione al mondo dell’artigianato e della piccola impresa, un mondo che conta in Italia 1 milione e 300mila imprese con 3 milioni e 300mila addetti.

“Il mondo della piccola media impresa – ha dichiarato Merli – è un mondo molto rappresentativo, che manca di analisi e di studi. A livello nazionale CNA ha operato con indagini sui vari campi, cruscotti ed analisi economiche, visibili sul sito www.cna.it, ma soprattutto ci stiamo indirizzando sulla tecnica del sondaggio per tematizzare alcune problematiche ed avere la sensibilità della distribuzione geografica dei vari problemi. Un esempio per tutti è il sondaggio sulla tassazione, divenuto un osservatorio permanente che si basa oggi sulle osservazioni puntuali che provengono da ben 112 Comuni italiani”.

“Il Convegno, estremamente interessante – ha proseguito Merli – ha impostato le tendenze della statistica del sistema ligure e ha illustrato lo sforzo di mettere in rete i dati e le fonti, base imprescindibile per i decisori. Noi condividiamo l’impostazione del Convegno: ci sono sempre più dati ma non sono coordinati né aggregati, quindi lo sforzo dell’ISTAT di coordinare ed aggregare ci trova concordi. Quello che però ci preoccupa maggiormente e che vogliamo evidenziare rispetto a questa massa di dati è la scarsità di analisi approfondite che non solo realizzino un’interpretazione della realtà ma che aiutino Amministratori pubblici, decisori, associazioni di categoria a trovare le soluzioni necessarie e soprattutto a prevenire i problemi”.

“Questo accade – ha spiegato – perché fino ad oggi non si ha avuto questo sentore: quando anche le ricerche vengono citate, danno vita non tanto ad atti pratici ma molto più spesso ad un elenco di rivendicazioni, che hanno anche il difetto di essere collegate ad atti decisori che non sono del territorio. I Decisori locali dovrebbero parlare di ciò che si può fare qui ed ora”.

“Un altro problema è che spesso i dati vengono utilizzati per ‘l’effetto annuncio’ – ha poi rimarcato Merli – I media danno grande attenzione ai dati, tanto che i giornalisti come prima domanda chiedono ‘Mi dia qualche dato’. Questo aumenta la velocità di comunicazione dei dati ma crea anche l’errore di interpretazione. In Liguria abbiamo avuti tanti casi di errori di questo genere: la nati-mortalità delle imprese informatiche è stata presa quale motivo per sostenere le operazioni degli Erzelli, ma nessuno ha notato che la regione Liguria è una delle poche in cui tutti i lavori informatici sono stati affidati ad una società speciale, Datasiel, e nessuna impresa di questo settore lavora più per gli Enti pubblici… È sparita una fetta di mercato del 17%! Così come nessuno ha analizzato il fatto che quando ci sono state le concentrazioni bancarie, i fornitori delle banche locali sono stati drasticamente ridotti, anche qui soprattutto nel campo dell’informatica”.

“Quando poi si analizza l’export è ancora più facile sbagliare: sono usciti titoli con previsioni catastrofiche sull’economia ligure, che si basavano per errore su dati che non erano stati “spogliati” da alcuni cambiamenti congiunturali (come le commesse della cantieristica, o l’import export di petroli e derivati) che hanno sfalsato le interpretazioni. Un altro dato che in Liguria piace tanto è la ‘pagella dei politici’, che raccolgono dati di tipo quantitativo (quante interrogazioni, quanti atti legislativi sono stati fatti su un determinato argomento – ad esempio l’artigianato). Anche questo crea polemiche perché – come tutti sappiamo – chiaramente chi si occupa di economia sarà sempre primo, perché la sua materia richiede moltissimi interventi. Ma l’atto politico non è rappresentato solo dal numero di interrogazioni bensì dalla loro qualità”.

“Ci preoccupa che spesso questa marea di dati serva a nascondere il dato che interessa per acquisire l’interpretazione della realtà: ne è un esempio l’ultimo Convegno sulle Centrali di Acquisto organizzato dalla Regione Liguria, dove vi era sì il dato di quante piccole imprese partecipino alle gare ma non c’era il dato di quante gare fossero in realtà state vinte dall’impresa individuale o dalle società di persone. Perché se questo dato fosse stato evidenziato, sarebbe saltato agli occhi come la direttiva europea che impone di favorire la partecipazione delle piccole medie imprese (lo Small Business Act) non era stata rispettata e come anzi le piccole medie imprese siano espulse da questo mercato”.

“La preoccupazione della CNA è che nel momento in cui il dato, (che ormai è “social” ed è presente in quantità massive), non ci restituisce un aiuto, una conoscenza ed un collegamento con l’azione politica ed amministrativa del territorio, si apre un grave pericolo: la sfiducia verso il dato medesimo, alimentata dalla guerra dei dati e dalle continue smentite. Oggi sappiamo che la fiducia non è solo il più importante misuratore, ma è anche leva per far ripartire l’economia, dà velocità nell’agire, evita conflitti, evita costi, aumenta l’innovazione”.

“Noi di CNA vorremmo quindi proporre di non fermarci ad utilizzare i singoli dati, limitandosi “all’effetto annuncio”, ma di utilizzarli per individuare interventi che diano vita a dei cambiamenti. Questa deve essere la grande responsabilità dei Decisori pubblici comprese le Associazioni di categoria”, conclude Merli.

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