Loano. Forse qualcuno di quei sederi era brutto, non abbastanza magro o sodo, e non è piaciuto a qualche visitatore. Forse da quelle parti abita un’anziana, molto religiosa, che proprio non poteva resistere alla vista di cotanta sconcezza. O forse quei cartelli ingombravano il suolo pubblico, e non avevano i necessari permessi. Quale che sia la ragione, a Loano sta per scatenarsi la “protesta pro-culi”, come l’ha battezzata il suo promotore Alessandro Gimelli.
Non si tratta di uno scherzo, ma del risultato di quanto accaduto questa mattina, quando alcuni agenti della polizia municipale si sono recati allo spazio Overpass di via Richeri chiedendo al fotografo, Alessandro Gimelli, di rimuovere uno dei pannelli esterni della mostra. Su quel pannello campeggiavano alcuni fondoschiena: il “lato B” è infatti il protagonista dell’attuale esposizione.
Una serie di scatti artistici, nulla a che vedere con la volgarità o la pornografia, spiega chi quella mostra l’ha vista. Niente da fare: quei sederi vanno rimossi dalla pubblica via. “Qualcuno ha pensato bene di lamentarsi e mandare i vigili a farmi rimuovere il pannello – si sfoga Gimelli – L’apertura mentale della gente ha colpito ancora”.
Una richiesta i cui motivi non sono chiari (qualcuno teme una protesta di un vicino, altri ipotizzano problemi nell’occupazione del suolo pubblico), ma che ha suscitato le reazioni di chi quella mostra la difende: “Voglio sperare, anzi sono sicuro, che si è fatto rimuovere il pannello per problemi burocratici legati a permessi vari e non per il suo contenuto – tuona Giovanni Battista Cepollina, consigliere comunale – Se il motivo fosse quello sarebbe gravissimo, la fotografia è una forma d’arte e quando non si cade nella pornografia può piacere o meno ma non va mai censurata. Da liberale e libertario mi sentirei indignato se nel mio paese si verificassero fatti del genere che accadevano forse 50 anni fa in Italia ed oggi si vedono solo a Teheran o Kabul”.
Sul tema è intervenuto anche l’assessore Luca Lettieri: “Gimelli ha tutta la mia solidarietà. Gli agenti senz’altro sono intervenuti su segnalazione di qualche ‘bacchettone’. La prossima volta ci organizziamo per tempo e patrociniamo l’iniziativa: così la polemica la trasferiamo dai carruggetti orbi alle TV e ai giornali nazionali”.
Il fotografo, che peraltro ha al suo attivo anche mostre a tema sacro, ha già annunciato battaglia dal proprio profilo Facebook: “Domani dalle 10:30 tutti all’Overpass, inizia la protesta pro-culi”. Intanto, però, ha dovuto assecondare la richiesta e rimuovere il pannello. Ironia della sorte, sul muro che prima era coperto da quelle immagini campeggia una scritta che forse è anche peggio di un fondoschiena nudo: “Fuck”. Sì, proprio quella volgarità inglese che significa, letteralmente, consumare un rapporto sessuale. Una parolaccia al posto di un sedere: chissà se l’anonimo “segnalatore” (ammesso che esista) lo sa.