Cronaca

Vendita delle aree bruciate a Spotorno nel 2006, interviene anche il WWF: “La destinazione d’uso è vincolata per 15 anni”

Spotorno. La notiza della scoperta di alcune inserzioni in rete che propongono l’acquisto di un terreno sulle alture di Spotorno per 7,5 milioni di euro continua a far discutere. Dopo l’articolo di IVG.it, già il sindaco spotornese Gian Paolo Calvi era stato categorico nel chiudere a qualsiasi possibilità che su quell’area si poteva edificare (come invece sembrava lasciar far intendere l’annuncio di vendita). A fare eco al primo cittadino oggi è il WWF Savona.

L’associazione, attraverso il responsabile urbanistica e tutela del Territorio Marco Piombo, annuncia di aver già contattato l’amministrazione comunale: “In merito alla vicenda delle aree bruciate nel 2006 a Spotorno in vendita a 7,5 milioni di euro, abbiamo presentato al Comune di Spotorno formale richiesta di copia del certificato di destinazione urbanistica relativo a terreni ed immobili, ricadenti nelle località Nuciara, Monte Mao e Bosco Risetta, oggetto di vendita”.

“Gli stessi – precisano dal WWF – sono identificati in buona parte nel Foglio catastale n. 5 del Comune di Spotorno. Abbiamo segnalato che i terreni risultano oggetto di tutela ai sensi del D.lgs 42/04 in quanto aree boscate e percorse da incendi in particolare di quello nel mese di Settembre dell’anno 2006. I terreni inoltre ricadono all’interno del Sito di Importanza Comunitaria (S.I.C.) denominato ‘Rocca dei corvi – Mao- Mortou’ codice IT1323203, oggetto di salvaguardia ai sensi della L.R. 28/09 e D.P.R. 357/97 e s.m.i.. e delle normative comunitarie”.

Caratteristiche che, di fatto, “blindano” quei terreni e li rendono non edificabili: “Osservando la normativa vigente in materia vincolistica e di salvaguardia del territorio (L. 353/00 e Dlgs 42/04) – spiega il Responsabile tutela del territorio del WWF Marco Piombo – si evidenzia che la legge Nazionale n.353 del 2000, consente di edificare in aree percorse dal fuoco ove gli strumenti urbanistici consentivano le edificazioni prima del passaggio del fuoco; però non permette in maniera assoluta una variazione dello strumento urbanistico vigente al momento dell’incendio per i 15 anni successivi. Per questo l’area non può essere oggetto di varianti e di destinazione d’uso diversa da quella attuale”.

Una realtà ben diversa da quella alla quale sembrava alludere l’inserzione per la vendita del terreno che precisava come l’area fosse “AD OGGI” (tutto maiuscolo) ad uso agricolo. Seguiva una presentazione nella quale si esaltavano la panoramicità dell’area, il dolce declivio verso il mare o la facilità di accesso.

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