Albenga. Dopo oltre milleseicento giorni di detenzione nel carcere di Varanasi per l’accusa di un omicidio, il prossimo 9 settembre Tomaso Bruno verrà processato in terzo grado dalla Corte Suprema di Nuova Delhi. Al suo fianco, come sempre ci saranno Marina ed Euro Bruno, i genitori che dal 2010 lottano per la sua scarcerazione, e Adriano Sforzi, il regista albenganese, suo amico di infanzia, che sta lavorando al documentario sulla storia di questi lunghi anni di detenzione in India.
“Più libero di prima” è il titolo del film, del quale verrà presentato un trailer alla cittadinanza mercoledì 27 agosto presso l’Auditorium San Carlo ad Albenga, alle ore 18: proprio due giorni prima della partenza della famiglia per la città di Varanasi, nell’India nord-orientale, dove Tomaso è detenuto. La presentazione del film accompagna e sostiene la campagna di crowdfunding che la co-produzione piemontese ed emiliano-romagnola di Ouvert e Articolture ha deciso di lanciare proprio per coprire i costi di questa ennesima, auspicabilmente ultima, trasferta in India.
“Il budget del film ha già trovato buona parte della copertura finanziaria grazie al contributo ottenuto dal Piemonte Doc Film Fund e dagli investimenti di privati e dei produttori – racconta Ivan Olgiati di Articolture, casa di produzione bolognese -. Siamo già stati in India a riprendere il viaggio e il processo alla Suprema Corte nel Settembre 2013, abbiamo reperito i materiali d’archivio, grazie alle nostre ricerche e alla disponibilità della famiglia e degli amici. Ma riteniamo fondamentale questa trasferta per chiudere il film. Per filmare, come tutti ci auguriamo, l’assoluzione di Tomaso e il suo rientro a casa, dopo quattro anni di prigionia indebita”.
La trasferta, inoltre, può essere anche l’unico modo, per la stampa italiana, di ricevere immagini video dei giorni cruciali della sentenza della Corte Suprema Indiana, che si deve pronunciare in modo definitivo sulle sorti di Tomaso e di Elisabetta Boncompagni.
La drammatica storia dei due ragazzi inizia a Varanasi il 4 febbraio 2010, quando si trovavano in India per un viaggio che avevano sognato da tempo. Quella sera, Tomaso ed Elisabetta trovano Francesco Montis, fidanzato di Elisabetta, agonizzante. Morirà poco dopo il trasferimento in ospedale e due giorni dopo i due saranno arrestati con l’accusa di omicidio intenzionale di stampo passionale. Le sentenze di primo e secondo grado, che li condannano all’ergastolo, riportano come il movente degli accusati non sia dimostrabile per insufficienza di prove, ma come si possa tuttavia ipotizzare una relazione intima illecita tra Tomaso ed Elisabetta.
L’esame dell’accusa si è basato su un’autopsia condotta da un medico oculista; il corpo di Francesco è stato subito cremato perché nell’ospedale dove era conservato era alla mercé dei topi e questo non ha reso possibile una seconda perizia; le testimonianze dell’accusa non risultano attendibili o significative. Tuttavia i due ragazzi da allora sono detenuti in condizioni difficili, senza l’uso del telefono o di internet, senza aver mai ottenuto alcun rimpatrio o la libertà su cauzione: il loro unico contatto con l’esterno è la possibilità di scrivere e ricevere lettere (e pacchi, tra cui le “Gazzette dello Sport” che Tomaso ama leggere per seguire la sua squadra del cuore, l’Inter).
“Più libero di prima” non è un film di inchiesta o di denuncia, ma il racconto della crescita forzata di un giovane ragazzo occidentale rinchiuso in un carcere indiano: un romanzo di formazione scritto dal protagonista, in cui tutti possono rivedersi. Ed è proprio dalle migliaia di lettere che Tomaso ha scritto dal carcere che parte il lavoro registico di Adriano Sforzi, già vincitore del David di Donatello per il suo cortometraggio “Jody delle Giostre”, ora alle prese con un nuovo film che lo coinvolge molto da vicino.
I due sono amici dall’infanzia, quando Adriano faceva da allenatore a Tomaso nei campetti da calcio dell’oratorio San Filippo Neri di Albenga. Si sono ritrovati anni dopo a Bologna, a sognare modi per uscire dagli schemi preconfezionati dell’esistenza. Ed ora di nuovo uniti, da un legame particolare, dove la macchina da presa può raccontare quello che Tomaso, negli ultimi anni e in tutta questa storia, ha vissuto, subìto e immaginato dietro le sbarre. Ma che merita di essere raccontato al mondo.
Ripercorrendo quelle lettere scritte durante gli anni di detenzione, il film racconterà la storia dal punto di vista umano ed emotivo del protagonista, della famiglia e dell’intera comunità che si è stretta attorno a lui. Una comunità composta innanzitutto dagli amici di sempre e dagli abitanti di Albenga (che hanno costituito l’Associazione “Alziamo la voce” per sensibilizzare la causa della liberazione di Tomaso ed Elisabetta), ma anche altre associazioni, come “Prigionieri del Silenzio”, che sostiene più di tremila connazionali detenuti all’estero, e tutte le altre persone che si sono interessate a questa incredibile storia. È a questa comunità che la produzione si rivolge in primis per la raccolta fondi, nella speranza di ampliare il passaparola su una storia che dal 2012 è ulteriormente condizionata dall’altrettanto drammatica vicenda dei Marò, i fucilieri della Marina Italiana accusati dell’omicidio di due pescatori indiani.
“La Comunità di Albenga e tutte le persone che in Italia e all’estero si sono sentite vicine alla storia di Tomaso – prosegue Stefano Perlo, della casa di produzione torinese Ouvert – hanno avuto un ruolo essenziale per Tomaso e la sua famiglia. Speriamo che questa campagna, oltre a sostenere la parte forse più importante di questo film, sia utile per rinforzare il legame tra tutte queste persone. Il nostro film vuole essere il simbolo di una battaglia che moltissime persone hanno combattuto tutte assieme, e che speriamo di vincere. Un atto dovuto verso Tomaso, Elisabetta e Francesco”.
L’obiettivo è la raccolta di 10.680 euro, per coprire i costi vivi di un operatore professionista, di telecamere e obiettivi, viaggi, pernottamenti e assicurazioni: la campagna esprime tutti i dettagli nella massima trasparenza e propone come ricompensa per le donazioni gadget e benefit inerenti al film: dal manifesto autografato ai dvd, dalle stampe originali dei disegni dell’illustratrice che nel film daranno “voce” alle immagini della mente di Tomaso, fino alla cena con il regista commentando il film.
Le donazioni sono aperte sulla piattaforma Indiegogo.com al link http://igg.me/at/piuliberodiprima
Tutte le informazione e gli aggiornamenti sulla missione in India su www.piuliberodiprima.it e sul gruppo Facebook “Tomaso Libero!”.