Savona. “Quello che conta è che al momento Savona non è un porto di serie B”. C’è soddisfazione nelle parole di Alessandro Berta, direttore dell’Unione Industriali, nel commentare la notizia della cancellazione dal decreto “Sblocca Italia” della riforma dei porti che avrebbe portato all’accorpamento dello scalo savonese con Genova.
Dopo le proteste dei mesi scorsi, è arrivato dal governo l’insperato dietrofront. “Non è una questione di protesta – precisa però Berta – semplicemente sono state portate avanti delle indicazioni che chiarivano come il porto di Savona sia un porto ‘core’, con gli investimenti che sono in corso non soltanto relativi alla piattaforma ma anche al porto vecchio. Ci sono poi altri problemi all’interno del consiglio dei ministri, che riguardano secondo me anche altre situazioni in altre regioni”.
“Si tratta di un rinvio utile perché bisogna che si tratti di una riforma e non di un’annessione – gli fa eco il sindaco di Savona Federico Berruti – Una riforma è utile: tanti anni dopo la legge 84 è giusto ripensare a come si governano i porti e anche a come si possono mettere insieme strategie, piani regolatori, politiche di marketing. E’ ovvio che nel mondo la competizione deve essere tra Voltri e Vado Ligure, ma tra Voltri-Vado e Rotterdam o Amburgo; l’annessione però sarebbe stata un grave errore, che tra l’altro avrebbe demotivato sia l’autorità portuale sia gli operatori che hanno avuto in questi anni interlocutori affidabili. Credo che in questi anni ci siano stati investimenti, i traffici siano cresciuti, e penso che si sia giunti ad aprire un cantiere così importante, quello della piattaforma di Vado, come non ce ne sono altri in Italia, proprio per la credibilità del sistema dell’Autorità Portuale”.
“Mi sembra molto lineare che non era certo il rifiuto di una integrazione e di un rapporto più forte tra i porti liguri – conferma l’assessore Luca Martino – era il rifiuto di una operazione che non avrebbe fatto altro che danneggiare Savona e la Liguria stessa. Mi sembra abbiano prevalso il buonsenso e la ragionevolezza di queste argomentazioni; ovviamente questo rafforza la voglia della comunità savonese di iniziare qualsiasi ragionamento di collaborazione che dia più forza ai nostri porti e ai nostri lavoratori”.
Integrazione, senza annessione: ecco la chiave secondo i savonesi. “L’impegno che abbiamo preso con il governatore è di lavorare a partire dalla prossima settimana ad una integrazione vera e seria, tra due soggetti di pari dignità e livello – annuncia Berta – Bisogna mettersi a scrivere un protocollo nel quale sono identificate le aree su cui si deve lavorare insieme, e iniziare a capire su cosa fare poi un lavoro a medio termine”.
Dello stesso avviso anche Berruti: “Bisogna che adesso la Liguria sia protagonista nel proporre i contenuti di una riforma che sia ritagliata sulle nostre esigenze, che sono particolari, perché siamo una regione nella quale in 120 km ci sono tre porti fondamentali che insieme sono il polo portuale più importante dell’alto Tirreno. Sono porti che stanno dentro le città, quindi c’è bisogno anche degli enti locali e dei comuni”.
E quando gli chiedi di chi sia il merito dello stop, se della politica o della protesta di #giùlemanidalporto, Berruti commenta così: “In questi casi conta tutto. Contano le iniziative della politica, delle istituzioni e dei sindacati, ma anche degli operatori e dei movimenti che nel caso di Savona sono stati veramente molto partecipati. Penso che il presidente Miazza da questo punto di vista abbia svolto un ruolo importante, diciamo appassionato, seppure con i toni giusti: credo che anche a lui vada reso il merito”.