Lettera al direttore

Socialisti savonesi, ritorno al futuro

Una domanda biricchina, da non farsi, ma che proponiamo ugualmente ‘in politica conta più la fedeltà, il merito o l’opportunismo?’, può apparire come dietrologia cazzara, un rompere le scatole ‘tanto per’ considerato come noi compagni socialisti savonesi facciamo volentieri gli orbi trovandoci a nostro agio in una città di ciechi.

Senza tante ‘pippe’, com’è nostro piacere e cattiva abitudine, riprendiamo le ‘quattro riflessioni quattro’ sul socialismo in genere, su Savona in particolare, non illudendoci di avere riscontro ma tant’è, insistiamo fino a quando non saremo licenziati per eccesso di ‘critica & coscienza’.

Come diceva William Blake ‘se nulla si è seminato, nulla si raccoglierà’, noi aggiungiamo ‘chi bene inizia è a metà dell’opera’ e i frutti prima o poi arriveranno, il riferimento è a questa Segreteria appena eletta, tutti giovani, in ovvia iniziale difficoltà nel riprendere il bandolo della matassa a suo tempo ingarbugliata, i socialisti si sono ritrovati e il partito è nuovamente presente, coloro che ancora si ostinano a fomentare divisioni e seminare veleni per favore cambino aria che di inquinata ce n’è già troppa.

Oggi il PSI savonese è finalmente libero da lacci e tagliole, non più condizionato dagli interessi dei soliti noti, un partito alieno dall’attuale oligopolio seppellito dalle macerie degli avvenimenti, un partito con ritrovate emozioni e significative speranze…

Quindi cari compagni di ventura, smettiamola di fare solo ‘salotto in villa…’ e iniziamo a srotolarci tra la gente dialogando e ascoltadone le problematiche, facciamoci conoscere, come scrive Elisabetta Rasy nel suo recente romanzo (Mondadori) ‘non esistono cose lontane’ tutte o quasi sono raggiungibili.

E poi, dovendo ricominciare da zero, abbiamo il vantaggio di lasciarci alle spalle inefficienze e vizi, noi socialisti ‘non siamo il legno storto della politica’, noi siamo il nerbo storico che ha formato l’Italia nell’immediato dopo guerra, un’Italia allora luminosa e rispettata nel mondo, non certo quella di oggi dello smarrimento e dello sfascio, dei ‘selfie e dei baciapile’.

Gianni Gigliotti

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