Cronaca

Savona, presi i “grossisti” della coca e della marijuana: in manette 2 albanesi e Mannarà, uno dei “volti” dei Forconi

Savona. Si è concretizzata nelle scorse ore con il fermo di tre persone l’ultima operazione antidroga sulla quale stavano lavorando i poliziotti della squadra mobile di Savona. In carcere sono finiti due albanesi Alia Gentjan, 32 anni, residente in via Untoria a Savona e titolare della pizzeria “Sapori d’Italia” di via Romagnoli, Ribaj Boro, di 41, residente in via Montenotte e gestore del Circolo Vatra Shqiptare (ex Arci) della stessa via, e l’italiano Davide Mannarà, di 35, che nel dicembre scorso era stato tra i promotori della protesta dei Forconi, ma noto anche per un precedente legato allo spaccio.

Secondo la polizia dai tre, con due canali distinti, dipendeva il mercato “all’ingrosso” di marijuana e cocaina cittadino. In particolare, dalle indagini è emerso che Alia Gentjan gestiva il commercio di grossi quantitativi di marijuana, mentre Mannarà, con la collaborazione di Ribaj Boro, quello della cocaina che importava direttamente dalla Spagna.

Un particolare che per gli inquirenti è apparso come un “déjà vu” visto che il trentacinquenne savonese nel 2009 era finito in manette nell’operazione “Re Mida” che aveva smantellato un traffico di polvere bianca sull’asse Savona-Spagna (clicca qui per i video): in quel caso la polizia aveva sequestrato 5 chilogrammi di droga che stavano per arrivare sotto la Torretta viaggiando su un tir.

Proprio come allora, anche di recente, Davide Mannarà avrebbe continuato a mantenere vivo un canale di spaccio sull’asse italo-spagnolo: la polvere bianca secondo gli inquirenti arrivava da Valencia, tramite corriere espresso, e una volta arrivata a Savona veniva piazzata sul mercato. L’indagine per arrivare al fermo dei due albanesi e dell’italiano è stata coplessa ed è durata diversi mesi. Agli inquirenti sono servite ore ed ore di pedinamenti, intercettazioni ambientali e servizi di osservazione per ricostruire il quadro del commercio illecito di sostanze stupefacenti.

L’operazione, che è stata ribattezzata “Vatra” dal nome del circolo di via Montenotte gestito da Ribaj Boro, ha visto gli investigatori guidati dal vice questore Rosalba Garello, impegnati su due fronti, paralleli tra loro, ma non direttamente collegati: uno riguardante lo spaccio di marijuana che faceva capo a Alia Gentjan e l’altro, per la polvere bianca, che invece coinvolgeva gli altri due.

Per quanto riguarda il primo, il cerchio intorno al gestore della pizzeria di via Romagnoli si è stretto dopo il sequestro, il 9 agosto scorso, di 4 chili di marijuana ed il conseguente arresto di un altro albanese, Meli Avdi, artigiano edile di 34 anni fermato con la droga in auto. Le indagini hanno permesso di accertare che l’uomo faceva da corriere per conto del connazionale: andava a Genova dove ritirava un’auto con la droga nascosta sopra e poi la depositava in un garage di piazza Bernini, nella zona di via Nizza, dove poi Gentjan la ritirava per spacciarla. Dalle intercettazioni è emerso che il pizzaiolo era molto preoccupato per l’arresto di Avdi e, temendo forse che la polizia potesse arrivare a lui, aveva già prenotato un volo per tornare in Albania. Gli agenti della Mobile però lo hanno preso prima che potesse partire: la notte tra il 25 e il 26, dopo che il pm Chiara Venturi ha emesso un fermo per indiziato di delitto, l’albanese è stato arrestato a casa sua prima della partenza per l’aeroporto.

Stava meditando di trasferirsi definitivamente in Spagna, a Valencia, anche Davide Mannarà che, probabilmente anche con l’intento di allontanarsi prima che venisse definito l’altro procedimento penale per droga nel quale era imputato, stava definendo gli ultimi dettagli per la sua partenza. Anche nel suo caso i poliziotti, grazie alle intercettazioni, se ne sono accorti per tempo e lo hanno arrestato.

Dagli accertamenti gli agenti della mobile sono infatti convinti che Mannarà gestisse con la collaborazione di Ribaj Boro un vasto traffico di polvere bianca (ogni carico era nell’ordine di diversi chili di sostanza). In particolare ai due viene contestata la detenzione ai fini di spaccio di un pacco contenente 557 grammi di cocaina che il 18 agosto è stata intercettata a Milano Malpensa grazie al fiuto dell’unità cinofila del primo gruppo operativo della Guardia di Finanza. Nascosta in mezzo ad alcuni oggetti erotici c’era la polvere bianca: per il pacco i finanzieri hanno quindi chiesto un decreto di ritardato sequestro per fare in modo che arrivasse al mittente, nel circolo Arci di via Montenotte. Cosa che è puntualmente accaduta permettendo alla polizia di collegarlo a Mannarà e al suo collaboratore albanese. Di qui la scelta di fermare entrambi, ieri mattina.

A seguito degli arresti sono scattate anche tre perquisizioni che, non hanno permesso di ritrovare droga, ma hanno portato gli inquirenti a sequestrare del materiale ritenuto molto utile ai fini investigativi. In particolare a casa di Mannarà due cellulari, uno con l’utenza spagnola che lo collega al pacco e ai contatti con il corriere, e alcuni documenti nei quali ci sarebbero prove utili a collegarlo con lo spaccio; a casa di Ribaj un bilancino elettronico e documenti vari; infine a casa di Alia Gentjan 4875 euro in contanti, secondo la polizia provente di attività illecita, due cellulari e varie sim card, documenti di vario genere, anche bancari, ma anche poste pay e carte di credito usate per i pagamenti dello stupefacente. Gentjan è stato sentito in mattinata dal giudice Donatella Aschero, che ha convalidato l’arresto e confermato la custodia cautelare in carcere.

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