Cronaca

Caso buoni fruttiferi, Poste risarcirà 150.000 euro a 22 savonesi: “Hanno vinto i cittadini”

Savona. Circa 150.000 euro: questa la cifra che Poste Italiane dovrà pagare ai 22 risparmiatori che, primi in Italia, hanno iniziato la battaglia contro il colosso italiano delle spedizioni dopo che, a causa di un decreto ministeriale del 1986 del Governo Goria, si erano visti abbassare i tassi di interesse dei loro buoni fruttiferi.

Un vero e proprio shock per molti risparmiatori, che si erano visti improvvisamente decurtare, in alcuni casi anche del 50%, i risparmi attesi per 30 anni. Il caso è nazionale, ma il primo a muoversi è stato il Movimento dei Consumatori di Savona, che attraverso l’avvocato Alessandra Gemelli si è rivolto al tribunale per chiedere un risarcimento a nome di 22 cittadini che ritenevano di aver subito un danno. E quella che è arrivata è la prima, importante vittoria: il giudice di pace ha infatti dato ragione ai risparmiatori ed emesso un decreto ingiuntivo contro le Poste affinché vengano rivalutati gli interessi.

“Hanno vinto i cittadini – esulta il presidente del Movimento Consumatori, Roberto De Cia – siamo riusciti a mettere in evidenza che quello compiuto dallo stato era un vero e proprio tradimento nei confronti della fiducia dei cittadini. Il risultato è eclatante soprattutto perché permette ai cittadini finalmente di far valere la propria voce su un tema che li ha toccati durante la vita, i loro risparmi. Trent’anni di attesa per vederli fruttare, e poi un taglio anche della metà da parte di Poste senza quasi nessuna spiegazione”.

Proprio l’atteggiamento di Poste Italiane finisce nel mirino di De Cia, che si dice stupito del “muro contro muro” riscontrato all’inizio. “Abbiamo dapprima cercato in via bonaria di contattarli attraverso una classica raccomandata – racconta l’avvocato Gemelli, che con il dottor Andrea Bruzzone ha seguito la pratica – la risposta in certi casi non c’è stata, in altri si sono limitati ad inviare dei moduli prestampati. A questo punto per superare l’impasse abbiamo pensato ad una procedura esecutiva, predisponendo i decreti ingiuntivi: il giudice li ha ritenuti fondati e ha disposto che siano immediatamente esecutivi”.

E la speranza di De Cia è che ora l’atteggiamento di Poste cambi, anche in virtù del fatto che i numeri sono da vertigini: i buoni postali di questo tipo sono stati sottoscritti da milioni di persone in tutta Italia, solo a Savona se ne contano 150. “Ora ci attendiamo che la politica e le stesse Poste facciano la loro parte e capiscano che questo segnale è importante, soprattutto perché va riconosciuto da tutti che la giustizia e la verità prima o poi trionfano sempre”, commenta soddisfatto il presidente.

De Cia ne approfitta anche per togliersi qualche sassolino dalla scarpa: all’inizio veniva visto come un Don Chisciotte, racconta, senza alcun appoggio dalla politica. “Ci saremmo aspettati già da gennaio, quando abbiamo iniziato pubblicamente una battaglia che in realtà dura da più di un anno, che la politica, in particolare i parlamentari di Savona a cui abbiamo scritto, facessero un minimo cenno di attenzione. Purtroppo probabilmente c’erano temi più rilevanti… voglio però ricordare che questa questione dei buoni postali riguarda qualche milione di persone in Italia, non è proprio una cosa da sottovalutare”.

Il caso era scoppiato lo scorso gennaio quando il Movimento Consumatori, nel corso di un’assemblea, avevo reso noto il problema che riguardava i buoni fruttiferi postali serie “AF” oppure quelli emessi dal 1973 al 1986. Nel primo caso Poste aveva addotto errori di stampa o degli impiegati che avevano emesso i buoni; nel secondo invece la svalutazione (fino al 56%) era causata da un decreto del 1 gennaio 1987 che li aveva convertiti tutti in buoni della serie Q, con rendimenti inferiori rispetto a quelli precedenti. Ora la decisione del giudice crea un importante precedente: nel momento in cui verrà notificato il decreto ingiuntivo a Poste, questa avrà tempo 10 giorni per rimborsare la somma liquidata dal giudice, salvo poi avere i successivi 40 giorni per presentare opposizione.

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