Cronaca

Taxi, falsi sponsor e slip: ecco le “spese pazze” in Regione degli ex Idv

Idv in consiglio regionale

Regione. Nuovi particolari emergono dall’inchiesta sulle “Spese pazze” in Regione. Dalle fotosegnaletiche di Nicolò Scialfa, ex capogruppo dell’Idv nel consiglio regionale della Liguria, e delle sue colleghe di partito Maylin Fusco e Maruska Piredda, fino alle fotocopie degli originali degli scontrini per i taxi, la lavanderia e i libri, passando per le intercettazioni che la guardia di finanza ha captato in anni di indagini.

Sono i contenuti delle quasi diecimila pagine degli atti allegati agli avvisi di conclusione indagine, notificati la scorsa settimana, per l’inchiesta sulle spese pazze sostenute dal partito di Di Pietro dal 2010 al 2012. Gli indagati sono lo stesso Scialfa, Piredda e Fusco, oltre a Giorgio De Lucchi, ex tesoriere del partito, Stefano Quaini, Giovanni Paladini, ex parlamentare dell’Idv. Le accuse, a vario titolo, sono di falso e peculato.

Nelle carte si parte dall’inchiesta sulle false sponsorizzazioni alla squadra di calcio dilettantistica Pontedecimo, sponsorizzazioni gonfiate per creare in realtà fondi neri. L’inchiesta aveva portato a scoperchiare poi la gestione non cristallina dei rimborsi spese dell’Italia dei valori ligure. Nel periodo scandagliato dagli inquirenti, dal 2006 al 2008, il presidente della società sportiva era proprio Paladini, mentre la tesoriera era sua moglie Fusco.

Secondo gli investigatori, l’azienda-sponsor emette una fattura più alta dell’effettiva donazione per riceverne in cambio benefici fiscali, il surplus veniva poi spartito tra la stessa impresa e gli esponenti della società (per gli inquirenti Paladini e Fusco).

Intercettando i dirigenti e il commercialista della società De Lucchi, l’indagine porta alle spese pazze sostenute dai consiglieri regionali: dagli slip, al cibo per gatti della Piredda, dai libri di Scialfa, ai taxi usati per compiere poche decine di metri della Fusco, alla lavanderia e alle cene documentate un po’ da tutti. Per un totale di spese non giustificabili come spese di rappresentanza di quasi 130 mila euro.

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