Cronaca

Savona, 2,5 kg di eroina dentro una cantina di via San Lorenzo: patteggia 2 anni e 8 mesi

sequestro eroina mobile 3 dicembre

Savona. Nel dicembre scorso, nell’ambito di un’operazione antidroga, la squadra mobile di Savona aveva sequestrato 2,5 chili di eroina e arrestato due persone: un albanese, Detion Ramaj, 26 anni, e un italiano, Marco Brigadoi, di 50. Il caso questa mattina è finito davanti al gip Emilio Fois che ha definito il patteggiamento per il secondo, mentre per l’albanese, a causa di un problema di incompatibilità, ha trasmesso gli atti ad un collega che ne definirà la posizione.

Brigadoi, che secondo gli inquirenti aveva un ruolo marginale nella vicenda, ha patteggiato due anni e 8 mesi di reclusione. Il blitz che aveva portato in manette i due era scattato in via San Lorenzo, nel quartiere di Villapiana, dove gli agenti da giorni tenevano sotto osservazione una cantina di proprietà dell’italiano (incensurato, cuoco di professione e volontario della Croce Verde di Albisola Superiore). Intorno al locale infatti era stato registrato un anomalo via vai da parte del proprietario e dell’albanese, ma anche la costante presenza di noti consumatori di stupefacente.

Elementi che avevano convinto gli agenti a far scattare i controlli che ad inizio dicembre avevano portato al sequestro di un ingente quantitativo di sostanza stupefacente: 2,5 chili di eroina suddivisa in 5 confezioni da 500 grammi, oltre a 110 grammi di cocaina occultati nella cantina. Sempre nel locale i poliziotti avevano anche trovato un bilancino di precisione ed altro materiale (forbici, confezioni di plastica, un martello) utilizzati per confezionare le dosi.

A casa di Ramaj inoltre erano stati rinvenuti anche un grammo di hashish ed un grammo di cocaina che erano fasciati con un pezzo del cellophane ritrovato nella cantina. Un elemento che, secondo gli inquirenti, collegherebbe in modo inequivocabile l’albanese con l’attività di spaccio. Sempre nel suo appartamento erano stati trovati poi alcuni manoscritti che sarebbero una sorta di registro contabile del traffico illecito, oltre a diverse sim card, numeri di telefono e nomi dei presunti clienti.

Secondo quanto accertato dagli agenti della Mobile, l’attività di spaccio era gestita interamente dall’albanese mentre il ruolo dell’italiano sarebbe stato più marginale. Il quarantanovenne infatti sarebbe stato a conoscenza dell’uso che veniva fatto della sua cantina, ma l’aveva comunque affittata all’albanese. Ragione per cui gli veniva contestata in concorso l’accusa di detenzione dello stupefacente.

 

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