Cronaca

Niente carcere se la pena prevista è sotto i 3 anni: prime scarcerazioni a Savona per l’effetto del nuovo decreto legge

carcere

Savona. Niente carcere nel caso in cui si preveda che all’imputato venga inflitta una pena non superiore a tre anni. E’ questa una delle norme contenute nel decreto legge numero 92, entrato in vigore il 28 giugno scorso, e che, di fatto, rivoluziona le regole della custodia cautelare. Un decreto che si inserisce nelle azioni mirate a risolvere il problema del sovraffolamento delle carceri, ma anche per evitare le pesanti sanzioni minacciate all’Italia dalla Corte Europea dei diritti dell’uomo.

Concretamente il provvedimento si sta traducendo in una pioggia di istanze per lasciare il carcere e in un calo di ingressi nei penitenziari. I detenuti in attesa di giudizio che presumibilmente avranno una condanna inferiore ai tre anni infatti possono chiedere l’applicazione della 92. Allo stesso tempo anche in sede di convalida di arresto il giudice deve tenere conto di questa norma e, nel caso in cui il fermato abbia i requisiti previsti dal decreto legge (tra cui anche la possibilità di ottenere la sospensione condizionale della pena), non può infliggere una misura più afflittiva dei domiciliari.

Il risultato è che, seppur commettendo reati di una certa gravità come furto, truffa, ricettazione, lesioni, detenzione di stupefacenti, ma anche stalking, non è detto che per l’indagato si aprano le porte del carcere. Nei giorni scorsi gli effetti di questa norma di sono già visti anche in tribunale a Savona dove gip e giudici monocratici impegnati in udienze di convalida si sono adeguati a questa indicazione: niente carcere davanti alla previsione di una pena detentiva finale inferiore a tre anni.

Qualche effetto si è avuto anche nel carcere Sant’Agostino di Savona dove, da ieri, qualche detenuto è uscito in virtù della “92”: “Siamo nell’ordine delle 3-4 scarcerazioni al giorno” spiega Michele Lorenzo, segretario del Sappe Liguria. Maggiore l’effetto a Genova dove, da quando è entrato in vigore il decreto, sono già usciti una settantina di detenuti.

In un primo momento si era anche temuto che questa norma fosse “automatica” e non tenesse conto nemmeno della pericolosità sociale dell’imputato, ma in proposito, ieri, è arrivata una precisazione dal Ministero della Giustizia: “Non è stato previsto alcun automatismo. Sarà il giudice ad esprimere in ‘concreto’ una prognosi sulla pena concretamente applicabile all’esito del processo, al solo scopo di evitare che l’imputato subisca una limitazione della propria libertà in via cautelare rispetto a una pena che non dovrà essere eseguita all’esito della condanna ovvero che potrà essere eseguita in detenzione domiciliare. Il testo introdotto, che prevede quindi la possibilità di applicare gli arresti domiciliari anche per pene inferiori a tre anni nella direzione di garantire una maggior sicurezza dei cittadini, consentirà comunque al Parlamento di intervenire sulla materia con eventuali correzioni”.

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